
Era il 15 ottobre 1993 quando nelle sale cinematografiche statunitensi veniva proiettato il quarto lungometraggio di David Fincher. Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk, il capolavoro del regista di Seven ci offre una visione tremendamente pessimistica quanto realistica della società contemporanea.
L’attore Edward Norton interpreta un uomo senza nome, schiavo del consumismo, frustrato e prigioniero di una vita insoddisfacente. La mancanza d’identità è il prodotto inevitabile del mondo occidentale, un mondo in cui per costruirsi un’identità si attinge all’acquisto di oggetti superflui che ci caratterizzino.

L’alienazione e l’omologazione diventano il risultato naturale di una società capitalistica in cui media, tecnologia e pubblicità ne generano i dettami.
Allora non stupisce che Tyler Durden (Brad Pitt) tra gli svariati lavori che svolge, al momento dell’incontro con il nostro protagonista si presenta dichiarando di essere un produttore e venditore di saponi. La metafora è chiara, il Fight Club si offre come un’alternativa al lerciume del mondo, un tentativo di “ripulire” una società al limite della decenza.
Ed ecco che il combattimento, il ritorno alla nostra natura primordiale e istintiva, diventa l’unica risposta alle frustrazioni e ai problemi quotidiani. La violenza è la via d’uscita, l’odio è il solo rimedio in grado di dare senso all’esistenza degli uomini.
“tu non sei il tuo lavoro, non sei la macchina che guidi, non sei il tuo conto in banca […]” queste sono alcune delle affermazioni pronunciate da Tyler durante il suo discorso ai membri del club. L’identificazione con gli oggetti che possediamo fa parte della cultura occidentale del ventunesimo secolo. I vestiti, le auto, l’arredamento delle nostre case e i viaggi ci caratterizzano come individui. “[…] gli oggetti che possiedi alla fine ti possiedono“. Consumiamo per farci accettare dagli altri, per entrare in una cerchia apparentemente esclusiva di persone identiche.

5 curiosità su Fight Club
- Il romanzo fu concepito dopo un’esperienza traumatica vissuta da Palanhiuk in prima persone. Durante un campeggio lo scrittore si lamentò con i vicini di casa di alcuni schiamazzi. La discussione degenerò in una lite e fu picchiato. Il giorno successivo sul suo posto di lavoro nessuno dei colleghi chiese come stesse Palanhiuk, questa indifferenza portò a scrivergli un romanzo basato appunto sull’assenza di empatia.
- Nella scena in cui il Narratore colpisce Tyler, il regista chiese a Norton di colpire davvero Brad Pitt.
- Nel corso del film sono inseriti alcuni indizi che anticipano il colpo di scena finale. Ad esempio Tyler non appare mai in nessuno specchio. Inoltre quando il Narratore e Tyler salgono sull’autobus pagano un solo biglietto.
- ll respiro emesso da Norton nella scena ambientata nella caverna congelata è esattamente quello di Leonardo Di Caprio nel finale di Titanic, inserito successivamente in post-produzione.
- Nella scena in cui Edward Norton e Brad Pitt giocano a golf, i due attori erano veramente ubriachi.

Studio Comunicazione, media e pubblicità amo il cinema, i tramonti e la fotografia. La vita è un film, scegli di essere il protagonista del tuo.