Una piacevole sorpresa…
Il genere postapocalittico è complicato. Per quanto semplice nelle tematiche, difficilmente si presta ad essere trattato in modi diversi da quelli che conosciamo e spesso c’è il rischio di cadere nel banale, nella ripetizione di determinate dinamiche, nell’abuso di espedienti narrativi visti e rivisti. Proprio per queste ragioni definisco “Anna” una piacevole sorpresa, nonostante le aspettative per la serie fossero oggettivamente alte. L’opera di Ammaniti si dimostra un prodotto fresco, ben scritto e particolarmente coraggioso sul piano della messa in scena.

Un mondo giovane…
“Anna” è una serie che vive di contrasti, di eccessi e la prima cosa che salta all’occhio è il rapporto di totale contrapposizione che si crea tra lo scenario di una Sicilia postapocalittica, logorata da un virus chiamato La Rossa, e i bambini che lo popolano. Sì, i bambini. Gli ultimi superstiti, quel che resta della razza umana. La Rossa ha sterminato tutti gli adulti, lasciando il mondo in mano a orde di ragazzini privi di ogni controllo. La serie segue le avventure di Anna (Giulia Dragotto), una ragazza quasi adolescente che prova a sopravvivere insieme al fratellino Astor (Alessandro Pecorella) e che, proprio per ritrovarlo in seguito al suo rapimento durante un’escursione, si troverà ad affrontare un mondo pericoloso, ostile e spietato.

L’innocente crudeltà dei bambini…
La vera forza di “Anna” non risiede nell’originalità della trama, né nella scrittura dei personaggi, bensì nella potenza di alcune scene e nella profondità delle tematiche affrontate. Ammaniti porta in televisione un nuovo modo di vedere l’apocalisse, perché va a focalizzarsi non sul solito dilemma che vede contrapposte morale e sopravvivenza, ma sulla totale assenza di ogni forma di etica. Fin dalla prima scena ci viene sbattuto in faccia quanto possano essere crudeli i bambini in assenza di una guida e quanto sia distorta la loro percezione del bene e del male, di ciò che è giusto e di ciò che non lo è. Vediamo orde di ragazzini rubare, uccidere e massacrare altri bambini solo perché in cerca di cibo o perché coinvolti, orientati dall’impeto della massa. Questa “brutalità inconsapevole” è terrificante. Anna (così come altri) viene catturata, terrorizzata, torturata e il tutto viene fatto con una naturalezza disarmante. “Il Signore delle Mosche” ritorna continuamente, i riferimenti si sprecano e notiamo come anche alcune rudimentali forme di organizzazione, come quella dei “Blu“, si rivelano poi sistemi governati dall’anarchia e fondati sulla violenza. Ammaniti ci mostra chiaramente come sarebbe il mondo in una situazione del genere e la cosa più inquietante è che, probabilmente, sarebbe davvero così.

L’importanza di una guida…
Ciò che rende Anna diversa dagli altri sopravvissuti, alcuni dei quali sono troppo giovani per ricordare il mondo di prima, è l‘educazione che ha ricevuto. Anna conosce le basi per ricostruire una parvenza di civiltà perché le sono state tramandate dalla madre (Elena Lietti) attraverso il “Libro delle cose importanti” e sono questi insegnamenti a rappresentare la speranza, l’importanza della formazione. Si parte dal vecchio mondo per crearne uno nuovo.

Cenni tecnici…
Il contesto creato da Ammaniti è indubbiamente affascinante e suggestivo e rende perfettamente l’idea di una Sicilia abbandonata a se stessa, desolata e sempre più priva di vita. La regia è interessante e coraggiosa, caratterizzata da movimenti di macchina atipici e lunghi piani sequenza. La recitazione è accettabile, senza picchi straordinari, ma il vero punto di forza è la fotografia. Splendida da ogni punto di vista, estremamente potente ed evocativa. Certe composizioni sono dei veri e propri quadri e denotano una cura maniacale del dettaglio e della resa dell’atmosfera. La scrittura è sempre coerente, ma oggettivamente alcune situazioni appaiono forzate e improbabili e alcuni espedienti narrativi sono fin troppo superficiali e frettolosi.

Conclusioni:
“Anna” è sicuramente un prodotto di buon livello, dotato di spunti interessanti e tematiche ben sviluppate. Ammaniti si dimostra perfettamente in grado di mettere in scena quanto scritto nel suo libro. Il risultato è una storia sufficientemente coinvolgente, uniforme e abbastanza godibile, senza picchi indimenticabili e con qualche elemento forzato.
VOTO: 6,5/10

Appassionato di cinema e serie TV
Sinceramente non sono d’accordo, l’ho trovato assurdo, surreale, in alcuni punti davvero ridicolo. Inoltre “lento” allo sfinimento. Una delle più brutte serie mai vista in TV.