La vera sorpresa di Venezia79, in concorso, arriva dritta dalla Francia ed è Athena, il nuovo film di Romain Gavras. Pirotecnico, immersivo, girato in piani sequenza di lunga durata tra carrelli, panoramiche, crane e steady-cam, Athena è una tragedia epica greca, ambientata nelle banileue. In attesa di poterlo vedere dal 23 settembre su Netflix, ecco la nostra recensione, o meglio: un modo efficace per farvi passare dalla curiosità, all’attenzione per il film (solo i veri cinefili coglieranno la citazione).
Athena- la recensione:
La storia di Athena è semplice e lineare: un gruppo di rivoltosi contro la polizia. Il casus belli è la morte di un 13enne per mano probabilmente di alcuni agenti di polizia. Tutto qua. L’insurrezione è guidata da Karim, fratello della vittima, il più invischiato nella lotta rispetto ai suoi due fratelli Abdel e Moktar: il primo, poliziotto, cerca in tutti i modi di fungere da mediatore tra le due parti, il secondo invece pensa solo a salvaguardare il suo traffico di stupefacenti.
La sala Palabiennale è letteralmente esplosa in un boato appena terminata la proiezione. Romain Gavras è riuscito a realizzare un film corale che non lascia il tempo allo spettatore di metabolizzare le sequenze. Si inizia con un prologo magistrale nel quale vediamo l’assalto ad una stazione di polizia da parte di Karim con una molotov. La macchina da presa diventa una scheggia impazzita che si muove all’interno di un caos-ordinato: ogni dettaglio, comparsa si muove in un inferno orchestrato in maniera rigorosa.
Una scelta profilmica, quella del piano sequenza, che aderisce perfettamente alla semantica del film. La macchina da presa “sequestra” per 97 minuti gli occhi dello spettatore per inserirli repentinamente all’interno della narrazione. La forma di Athena è tanto elegante quanto inclemente il suo contenuto che non finisce mai per diventare apologetico nei confronti della violenza che viene mostrata spesso in una costante dialettica tra il campo e il fuori campo.
Il titolo del film assume una doppia connotazione rivelando implicitamente echi delle tragedie greche fratricide, “Athena” infatti è, sia il nome del quartiere in cui si trincerano Karim e i suoi dopo l’assalto alla stazione, sia il nome della divinità mitologica greca della guerra.
Conclusioni:
Athena è un film che brilla soprattutto nel comparto tecnico che regala, all’occhio più attento, momenti di vera epica che non sfocia mai nell’autocompiacimento del regista. La guerra tra ribelli e polizia diventa teatro dentro il quale si sublimano le tragedie individuali dei protagonisti tutti accomunati dallo stesso dolore.
La potenza della pellicola vi verrà restituita nella sua totalità solo se deciderete di guardarlo al cinema, nonostante l’arrivo su Netflix. In ogni caso non perdetevi Athena, la piccola perla nascosta all’interno di Venezia79.

Studente di scienze della comunicazione dei media e cinema, appassionato di arte in tutte le sue forme specialmente la settima.