Black Adam: rinascita o marcia funebre?

Chiamare il Dc Extended Universe “universo narrativo” sembra improprio a dieci anni dalla sua nascita. Già dal suo secondo film, è un universo che ha faticato a trovare una propria organicità, ma soprattutto una propria linea editoriale: è interessante ricordare a tal proposito che Man of steel non doveva neanche aprire le porte di un universo narrativo simil-Marvel, dato che era stato concepito come primo capitolo di una trilogia ideale su Superman che ripercorresse stilisticamente le orme tracciate da Nolan con la trilogia de Il Cavaliere Oscuro. E già Batman v Superman rientrava solo in parte in questo piano.

Da lì in avanti si sono susseguiti film che cercavano di trovare una configurazione più funzionale che correggesse il tiro rispetto al fallimento del lavoro precedente, qualunque esso fosse, senza mai riuscire a comprendere innanzitutto quanto in profondità fossero radicate le inadeguatezze di un piano editoriale portato avanti per inerzia e, inevitabilmente, senza mai trovare un proprio canone.

La presunta salvezza della Dc

Piuttosto, il Dc Extended Universe è stato ed è tuttora uno spazio occasionalmente condiviso da volti più o meno ricorrenti. Volti e non personaggi, in quanto sagome sempre pronte a cambiare connotati nella pellicola successiva. La domanda da porsi nel 2022 è quindi una: di che cosa Black Adam dovrebbe essere il rilancio? Visto e considerato che è un film che arriva caricato di mille promesse quando non ha un panorama chiaro in cui inserirsi, figurarsi prospettive future, sorgono spontanee molte perplessità.

Tutti i maggiori limiti di Black Adam seguono a cascata da queste premesse e trascendono la mediocrità del film in quanto tale. Mediocrità che sarebbe perdonabile, o quanto meno trascurabile, se non fosse per gli intenti paventati in fase di promozione, i quali finiscono inevitabilmente per mettere il progetto in una prospettiva che amplifichi tutte le sue inadeguatezze. Cos’è dunque che porta la Dc a puntare così tanto su quest’ultima fatica? Quali sono le nuove basi su cui è convinta di poter edificare un universo nuovo?

In un film la cui narrazione non riesce neanche a seguire la classica struttura a tre atti, finendo per perdersi in centoventi minuti di situazioni che si inseguono caoticamente senza una direzione, la risposta è tanto semplice quanto allarmante: l’unico argomento che il DCeu, a dieci anni dalla sua nascita, riesce ad avanzare, aggrappandosi pateticamente ad esso con le unghie e con i denti e ritenendolo una base solida su cui rialzarsi, è lo star-power di The Rock. Niente di più.

Dwayne “The Rock” Johnson

Il film stesso esiste solo in funzione del proprio protagonista, non avendo niente da proporre in oltre centoventi minuti se non Dwayne Johnson vestito da supereroe. Ma perfino lo star-power di una celebrità simile non è sufficiente a legittimare una pellicola che gira su se stessa per due ore. Specialmente in questo caso, visto che Dwayne Johnson rientra proprio tra i punti deboli del progetto: rigido, monolitico, con l’espressività, la fisicità e la presenza scenica di una sua action figure.

Non è chiaro se il personaggio venga sacrificato all’attore o viceversa, ma in entrambi i casi nessuno dei due sopravvive: se da un lato Black Adam viene ritagliato addosso a The Rock, uscendone incolore, generico e privo di spessore se non quello muscolare, dall’altro è altrettanto evidente come l’attore stesso si perda in un ruolo di una presunta cupezza e gravitas a cui poco si presta. Parte fondamentale dell’indubbio carisma di Dwayne Johnson è la vena autoironica dei suoi ruoli e del personaggio che lui stesso è: se lo si priva della consueta spensieratezza, rimane ben poco di quel carisma.

Per quanto riguarda poi il lavoro svolto sul personaggio, al momento di tirare le somme del viaggio dell’eroe, il film si schiera a favore della reazione testicolare con una morale quantomeno discutibile, specialmente considerate le difficoltà sul piano geopolitico con cui il mondo si sta confrontando attualmente. Si tratta di conclusioni comunque prive di intenzionalità e banalmente sintomatiche dell’estrema superficialità della pellicola e dell’approccio ricercato, sprovvisto di sguardo critico e funzionale a soddisfare un sense of wonder di un bambino di dieci anni in cerca di un supereroe tamarro e violento.

Un passato da superare

Se però da un lato si è insistito così tanto sul fatto che l’ultima aggiunta al mosaico della Dc sarebbe stato il suo primo antieroe nel ruolo di assoluto protagonista, dall’altro già dai tempi di Snyder sembrava che alla Warner piacesse l’idea di un eroismo giustizialista e tendenzialmente reazionario (senza bisogno di fare riferimento alla Suicide Squad). Il Black Adam di Dwayne Johnson non emerge perché non è né più cattivo né più controverso degli eroi presentati finora: al contrario ne ripropone il modello, tornando ad inserirsi in un gusto cinematografico inopportunamente familiare.

Da qui si arriva al più grave, sciocco, folle limite di questa “ripartenza”. Per far ripartire il Dc Extended Universe, oltre che sull’estetica e sulle suggestioni narrative, la Warner pensa bene di insistere su vecchi volti radicati nella fallimentare gestione da cui tanto dovrebbe emanciparsi, finendo per partorire un film che sembra vergognosamente figlio della vecchia dirigenza proprio nel periodo in cui si vociferava finalmente di una nuova linea editoriale. Potremmo dire che, per costruire un edificio nuovo, abbiano ritenuto opportuno edificare sul terreno dissestato su cui sono ancora presenti le macerie del palazzo crollato precedentemente, tornando ad usare gli stessi materiali impiegati nel 2012.

Conclusioni

La generale mediocrità viene schiacciata dal modo in cui la Warner fallisce sistematicamente e chirurgicamente nel conseguimento delle proprie ambizioni, giocando meticolosamente tutte le carte sbagliate per far risorgere un universo cinematografico che era morto alla sua nascita e riuscendo a rendere ancora più contorto un canone che a conti fatti non è mai esistito in quanto tale.

Black Adam non può essere un punto di ripartenza per il DCeu per il semplice fatto che è un film che per primo non trova un punto da cui partire. Negli ultimi due anni, prima con The Suicide Squad e poi con The Batman, la Warner aveva dimostrato di poter trovare una propria direzione semplicemente abbandonando la pretesa, ormai fuori tempo massimo, di costruire un proprio universo.

Sbagliare è tanto grave quanto umano, ma perseverare è diabolico e l’universo Dc cade orgogliosamente vittima ancora una volta delle proprie tendenze autodistruttive. Black Adam non segna la rinascita del Dc Extended Univers, è solo l’ennesimo epitaffio.

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