C’è ancora domani, il grande debutto alla regia di Paola Cortellesi

Non si parla d’altro: il (primo) film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, sta dominando il dibattito pubblico e culturale. Per non parlare dell’impatto economico, in poco più di una settimana gli incassi sono volati oltre i 7 milioni di euro, e si prospetta che sarà il miglior risultato per un film italiano dopo la pandemia. Il bello è che tutto il successo che il film sta vivendo è più che meritato. C’è ancora domani è una piccola gemma, che omaggia la tradizione italiana cinematografica, così come la storia del nostro Paese, il tutto con un’ironia tagliente e una tantissimi messaggi allo spettatore. Ma non fermiamoci qui, questa è solo l’introduzione.

Trama

Maggio 1946. Nella Roma del secondo dopoguerra, spaccata tra povertà e ricchezza, con lo spettro del fascismo dietro l’angolo, Delia (Paola Cortellesi) conduce una vita come tante, tra mille lavoretti e chiacchiere con le poche, ma fidate, amiche. Cerca di stare fuori casa il più possibile, lontano dal violento, o meglio ‘nervoso’, marito Ivano (Valerio Mastandrea) e dal suocero, il burgero Sor Ottorino (Giorgio Colangeli). La sua gioia è la figlia maggiore, Marcella (Romana Maggiora  Vergano), prossima al matrimonio con un ragazzo di famiglia facoltosa. Delia, nel frattempo, viene corteggiata da un vecchio amore, Nino (Vinicio Marchioni), che le chiede di scappare via insieme. La protagonista si trova costantemente davanti a decisioni difficili: amore o dovere? Dare l’esempio o scappare? Rimanere nell’ombra o splendere? Solo al termine della pellicola, il quadro diverrà chiaro.

Che debutto

E quindi questo è il debutto dietro la macchina da presa di Paola Cortellesi. Se tutti i debutti fossero così il cinema italiano andrebbe a gonfie vele. Cortellesi si dimostra abile, confezionando un film elegante, stiloso, facendo combaciare il bianco e nero (scelta giustissima e azzeccatissima) con la verve del film. C’è ancora domani è un perfetto mix di ironia, dramma, violenza fisica ed intellettuale, ma anche grande ingegno. La trama più ampia è una continua sorpresa, con piccoli indizi da scovare per tutta la durata del film, grazie a inquadrature precise e ben pensate. Soprattutto nelle fasi iniziali, la regista ci deve mostrare la Roma di quel periodo, gli spazi angusti così come i contrasti con la bellezza della Città Eterna, e ci riesce alla perfezione. Un altro capitolo andrebbe dedicato alla sola sceneggiatura, co-realizzata da Cortellesi, veramente geniale in alcuni passaggi, in assoluta armonia con la resa su schermo.

La colonna sonora

Mamma mia. Buona parte del film splende grazie alla sola musica. Essa diviene parte integrante della narrazione, dalla scena del ‘ballo’ all’inizio fino all’ultimissima scena, che lascia veramente il segno su un film che ha appena dato il colpo di grazia in termini di trama. La colonna sonora spazia da Lucio Dalla a Silvestri, passando per l’intramontabile Aprite le finestre di Fiorella Bini a B.O.B. (Bombs Over Baghdad) degli Outkast (sì, non ci credo neanche io di aver appena scritto questa frase). La delicatezza si scontra con il rock ‘n’ roll, il cantautorato con il rap, creando un mix tra moderno e antico che rivela la vera anima della protagonista. Quest’ultima è sia forte che fragile, tanto indipendente e astuta quanto sottomessa e sconfitta. Tuttavia, la scena che secondo me incarna di più questo equilibrio, seppur ci siano momenti più geniali, è quella dei titoli di testa: Delia cammina per Roma, incrociando scene di vita quotidiana, botteghe e vicoli tipici, in slow motion e con sotto Calvin di The Jon Spencer Blues Explosion. Sembrava di guardare Tommy Shelby in Peaky Blinders.

La donna, il messaggio

Veniamo alla parte forse più bella di tutto il film. Ho già accennato come C’è ancora domani lanci indizi in continuazione sull’effettiva direzione della storia. La storia sembra andare da una parte, quella più scontata e banale forse, ma la bellezza con cui viene messa a schermo stordisce lo spettatore, che in ogni caso si gode il viaggio. Tuttavia, nel corso del film i messaggi aumentano, fino ad esplodere negli ultimi cinque minuti del film, in cui tutte le sopracciglia aggrottate si rilassano e le bocche di tutti possono rilassarsi e sospirare dei rumori di gradita sorpresa. Paola Cortellesi e gli altri sceneggiatori infilano ogni qualvolta è possibile piccoli indizi, anche solo con una linea di dialogo trascurabile, ma che celano grandi significati. Tutto ciò che viene comunicato è attuale, sia nel bene ma soprattutto nel male. Nel film vediamo i diversi ruoli della donna, quasi sempre sottomessa al marito, e uno dei pochissimi casi in cui ciò non accade, quello dell’amica di Delia, Marisa (Emanuela Fanelli), una sola inquadratura apre una finestra su un dramma personale ancora più ampio. Questo film parte sfiorando la superficie, ma finisce sfondando tutte le pareti possibili.

Conclusioni

C’è ancora domani è uno dei migliori film usciti ultimamente (e meno di un mese ha debuttato Killers of the Flower Moon di Scorsese, di cui trovate qui la nostra recensione) e uno dei migliori film italiani degli ultimi anni. Paola Cortellesi confeziona un’opera singolare, divertentissima e al tempo stesso tragica, dove le grandi prove attoriali vengono esaltate da una sceneggiatura splendida. Il film trasuda italianità, sia nell’umorismo, accentuato dal romanesco, sia dalla grande bellezza e dalla Storia (sì, con la S maiuscola) che racconta. Non ci resta che sperare che il suo successo continui e che Paola Cortellesi continui a raccontare grandi storie come questa.

Andate al cinema e fateci sapere cosa ne pensate! Scriveteci un commento qua sotto e vi risponderemo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *