Cinque film orientali da recuperare

Il cinema orientale è straordinario. Genialità, follia e originalità, sono i tratti distintivi di una preziosa molecola di ossigeno nella rarefatta atmosfera del cinema contemporaneo. Dopo la vittoria del Premio Oscar di Parasite, molte di queste pellicole sono arrivate al grande pubblico occidentale. Eppure, ancora molti rifiutano di affacciarsi a questo meraviglioso mondo e non vogliono scavalcare la famosa “barriera dei sottotitoli” citata da Bong Joon-ho ai Golden Globes. Ecco, quindi, a voi cinque film orientali da recuperare, noti ai più, ma anche importanti per intraprendere un viaggio in una cultura a dir poco sorprendente.

1) BURNING

Questa pellicola, molto più recente rispetto alle altre della lista, ha avuto un buon successo internazionale. Sarà la meravigliosa fotografia, o la sceneggiatura di murakamiana memoria (Burning è anche un racconto di Murakami), ma la storia che vede protagonista il timido Jong-su, ha affascinato un po’ tutti. Si, perché Burning è un film profondo, acuto e allegorico al punto giusto, riuscendo a raccontare con sapienza l’impatto dei sentimenti nella vita delle persone. Il fuoco non è allora soltanto un elemento di narrazione, ma anche una preziosa metafora di riflessione esistenziale. “Bruciare” vuol dire fare i conti con il proprio passato, in modo da sconfiggere gli scheletri nell’armadio che perseguitano l’essere umano. Occhio però, perché la fiamma può trasformarsi in un incendio, e la linea di demarcazione tra il “bruciare” e il “bruciarsi” è molto sottile.

2) LA CITTÀ INCANTATA

“Talvolta lo paragonano a me. Mi dispiace per lui, perché lo abbassano di livello”.

 Così si pronunciò, una volta, il maestro Kurosawa su Hayao Miyazaki. Certo, probabilmente stava esagerando, ma lo Studio Ghibli ha dato vita a veri e propri capolavori del cinema d’animazione. La città incantata è forse la scelta più mainstream per una lista di consigli di cinema orientale, ma è anche la più giusta. Vincitrice dell’Oscar al miglior film d’animazione, questa pellicola straordinaria è infatti la più importante manifestazione dell’etica miyazakiana. Qui si concentrano le sue profonde riflessioni sull’ambiente e sulla condizione sociale femminile, accompagnate da una poetica visiva a dir poco stupefacente. Tutto, ne La città incantata, funziona a meraviglia: la storia commovente, la colonna sonora magnifica e lo stile visivo unico.

3) DEPARTURES

Questo film di Yōjirō Takita è stranamente poco conosciuto al pubblico occidentale. Peccato, perché Departures è una delle opere cinematografiche più belle degli anni 2000. La storia parla da sé, ovvero quella di un violoncellista che inizia, per esigenze economiche, a fare il tanatoprattore nella prefettura di Yamagata. Il lettore può, attraverso queste informazioni, già immaginare il tipo di film di cui si sta parlando. Takita riflette, infatti, sulla vita e sulla morte, analizzando il misterioso senso della quotidianità. Il pensiero takitiano non si ferma, tuttavia, alla forma scritta, poiché accentua la riflessione attraverso la musica. Così è Joe Hisaishi il vero artista della pellicola, capace attraverso la sua colonna sonora di trasmettere al pubblico il senso dell’opera stessa.

4) IN THE MOOD FOR LOVE

L’arte contemporanea è ossessionata dal romanticismo. Ovunque, sia nel mondo cinematografico sia in quello musicale, possiamo notare di essere circondati da storie d’amore. L’arte è lo specchio della società, e sicuramente non è un male un’assidua produzione del genere. Il problema sta però nella monotonia di alcune canzoni, alcuni film e alcuni libri, tutti oppressi dal medesimo modo di raccontare. Essere consapevoli dei limiti è importante, perché è il pubblico che direziona la produzione. Quale miglior modo, allora, di una delle migliori storie romantiche del XXI secolo per rendersi conto delle potenzialità di questo genere? In the Mood for Love è semplicemente meraviglioso, un vero e proprio capolavoro del cinema contemporaneo. Parlare di cosa funziona e di cosa non funziona, risulta quasi banale per un’opera perfetta in tutti i suoi aspetti. Wong Kar-wai riesce nell’impresa di superare il suo precedente cavallo di battaglia, ovvero Hong Kong Express. In the Mood for Love ha piazzato, insomma, un’asticella altissima nel lontano 2000, difficile (per non dire impossibile) da superare.

5) PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO… E ANCORA PRIMAVERA

Il grande Kim Ki-duk è un regista che ci ha abituato benissimo dal punto di vista artistico. Molti ricordano Ferro 3, ma pochi invece conoscono Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera. Quest’opera racconta la storia di un monaco novizio, il quale vive isolato in una foresta insieme al suo maestro, all’interno di un eremo galleggiante. Le stagioni diventano il pretesto per analizzare la mutevolezza e la ciclicità del tempo, tema tanto caro alla religione buddhista. Il film non si ferma, tuttavia, nel raccontare la vita del monaco, poiché riesce a mettere in atto anche una forte critica nei confronti dell’ambiente mondano. Il protagonista è allora lo spirito e la sua naturale fragilità.

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