Impostato l’avviso di notifica, perché venerdì è in uscita su Netflix la seconda stagione di Feel Good. Il trailer, comparso due settimane fa, ha già fatto luce sulle tematiche di cui si occuperanno i nuovi episodi, facendo crescere l’attesa dei fan.
Feel Good è una piccola produzione, per la quale dobbiamo ringraziare Mae Martin (nel ruolo della protagonista della serie) e Joe Hampson, arrivata sui nostri schermi nel marzo dello scorso anno con 6 episodi, brevi ed intensi, capaci di farci affezionare istintivamente ai protagonisti.
La storia
Intanto, siamo a Londra. Può sembrare un dato di poco conto, ma se siete avventori abituali del mondo Netflix, sapete quanto apprezzata sia la presenza (sempre troppo rara) di progetti non statunitensi; Los Angeles è bellissima e a New York tutto può succedere, ma siamo curiosi anche del fuori.
Dunque Londra e i suoi pub, il suo meraviglioso accento, e nessun scenario mozzafiato; un po’ di campagna anche, perché la upper middle class ha bisogno dei suoi luoghi d’elezione per esercitare a fondo il suo potere.
Le protagoniste sono Mae, stand up comedian e George , due personalità diversissime che impareranno ad amarsi e a gestire le difficoltà che questo comporta; le incomprensioni e le gelosie, certo, ma anche la dipendenza dalle droghe della prima e i dubbi sulle sue preferenze sessuali della seconda, la quale vorrebbe autoconvincersi di essere eterosessuale, negando i suoi sentimenti.

Un tema non facile, che siamo abituati ad abbordare in background, attraverso le sottotrame delle commedie corali o in virtù di un più ampio discorso sulle discriminazioni sociali. Qui non si tratta, o meglio se ne tratta anche, di quello che gli altri pensano di te, ma di quello che sono riusciti a farti pensare di te stessa, con anni e anni di repressione.
La dipendenza

Il discorso non si esaurisce con una lezione sul perché ci si trovi a dipendere da sostanze stupefacenti o sul come affrontare una famiglia poco presente, capace di ignorare i veri bisogni dei figli e di riempirli con chiacchiere vuote, ma indaga anche la sconfinata materia della dipendenza affettiva; che cosa significa stare distanti per un weekend dalla persona amata e perché questo provochi degli scompensi, che meccanismi si mettono in moto in una mente quando è estremamente sottopressione, come trattenersi, è giusto farlo o no?
Tutte domande davanti alle quali si trovano Mae e George e non è detto abbiano la risposta giusta.
Rimane da vedere questa nuova stagione, che sembra far sperare un loro riavvicinamento in nome dell’amor vincit omnia, ma sappiamo che Feel Good è tutto fuorché una serie costruita sui cliché, quindi sono sicura saprà nuovamente colpirci con la sua dolcezza, e perché no, il suo cinismo.
E se non avete visto la prima stagione, niente paura; sono solo 6 episodi.
23 anni, studio Italianistica. Ho visto Mean Girls 27 volte.