Hollywood: fabbrica dei sogni o fucina della discordia? 5 film contro il divismo (Pt2)

Continua il nostro viaggio nei meandri oscuri di Hollywood: tra paranoia, decadimento, pazzia e instabilità. Se vi state accingendo a leggere questo articolo ricordate che è il seguito di una prima parte con introduzione che potete recuperare cliccando qui (pt1).

3)Maps to the stars di David Cronenberg (2014):

Maps to the stars è il film più cattivo che ho deciso di inserire in questa pentalogia ideale sull’antidivismo ed è forse quello più esplicitamente anti-hollywoodiano. La pellicola segue le vicende della famiglia Weiss nella soleggiata e ricca California. A Los Angeles vive il celebre psicologo Stafford Weiss (John Cusack) assieme alla moglie Cristina (Olivia Williams), la quale si occupa di gestire la carriera del figlio tredicenne Benjie, divenuto famoso in tenera età.
Contemporaneamente una delle clienti di Stafford Weiss è un’attrice di poca fortuna (Julianne Moore) figlia a sua volta di una nota stella del cinema che forse potrà interpretare il ruolo di sua madre.

La forza gravitazionale di Hollywood è incredibile: è come un pianeta denso che emana un richiamo esagerato e più ti avvicini, più ti è impossibile allontanarti. Ho pensato L.A. come una folta foresta pluviale dalla quale si può a malapena fuggire. La chiave del film è il richiamo di Hollywood che attira i protagonisti come un magnete, li risucchia e non possono fuggire.

David Cronenberg sul film

Stando a questa dichiarazione del regista, capite bene perchè “Maps to the stars” doveva entrare di diritto in questa retrospettiva sul lato oscuro di Hollywood. Cronenberg rappresenta con cinismo e velenosa ironia un mondo effimero, ipocrita e malsano (tremendo il dialogo in cui viene vista una 22enne già troppo vecchia e da menopausa per Hollywood), insistendo grevemente su “merda”, “sperma”, “sesso” per descrivere qualcosa che non esiste più: il cinema hollywoodiano, che viene visto come un ammasso informe di persone che si muovono dentro un ecosistema fittizio fatto solo di soldi, soddisfazioni inutili e…merda.

In questa scena Julianne Moore un’attrice in cerca del ruolo della vita viene ritratta sulla tavoletta del gabinetto stitica: l’immagina anti-hollywoodiana e antidivista per eccellenza!

4) Fedora di Billy Wilder (1978)

Poster del film

Ancora un Billy Wilder, ancora un grande film. Billy Wilder nel 1978 è ormai a fine carriera: deluso ma soprattutto amareggiato perchè il mondo non voleva più sentire quello che aveva ancora da dire, decide di fare Fedora, un film estremamente serio, tragico e crepuscolare. E’ come se Billy Wilder tornasse a parlare di “Viale del tramonto” ma sentendosi questa volta lui stesso nei panni di Norma Desmond.

Fedora presentata come una ninfa in uno stagno artificiale dentro un set di hollywood

Fedora può essere considerato molto probabilmente come il testamento artistico di Billy Wilder, che torna alle atmosfere cupe ed alle dinamiche spietate della Hollywood che aveva già raccontato in Viale del tramonto. Le analogie con il suo capolavoro del 1950 sono molte: l’ambiente del cinema, una diva al tramonto come protagonista, William Holden come attore principale, inoltre anche qui si comincia con una morte (il suicidio di Fedora) ed una voce fuori campo a narrarci la storia. Wilder, con la complicità del fedele compare I. A. L. Diamond, analizza spietatamente un mondo che non conosce seconde possibilità, che fagocita e mette da parte chi non è al passo con i tempi o chi non è più bella come prima. Avvolge la vicenda di un alone misterioso fino a metà film, quando con un colpo di scena svela quella che diventa una storia malsana e di amore malato, di fragilità emotive sfruttate per riassaporare il profumo del divismo e della celebrità. Tra piccoli sberleffi e cenni di macabro umorismo, tra citazioni cinematografiche e continui flashback, Fedora è un’opera imperfetta ma dotata di un fascino innegabile, avvolta da un’area malinconica e funerea. 

5) Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz (1950)

Poster del film

Prendete il salvagente…questa sera c’è aria di burrasca

-Eva contro Eva

Quando si parla di un film come “All about Eve” si mette sotto la lente di ingrandimento uno dei film più belli di tutta la storia del cinema, pellicola che per quasi un cinquantennio ha mantenuto il record solitario di nomination agli oscar (14 per la precisione). Anche chi non conosce il film o il suo regista ha scolpito nella mente il titolo che vanta insieme ad altre pellicole la stessa gloria (Es: Via col vento), Sono quei film che hanno segnato la loro contemporaneità ben oltre i confini della Settima arte, sono diventati oggetto di culto nel costume, nella cronaca del loro tempo.

Eva contro Eva è un film dolcemente spietato, ma non fino in fondo. Un atto d’accusa nei confronti del divismo arrivista confezionato da uno dei geni quasi mai citati di Hollywood: Mankiewicz. La pellicola è confezionata da un mix di velenoso cinismo e satira.

Eva Harrington è una giovane e indifesa ragazza raccolta sotto la pioggia in una sera d’ottobre, da Karen amica della grande attrice Margo Channig (Bette Davis). La giovane viene presentata alla diva e diviene sua fedele collaboratrice e confidente. Conquistata la sua fiducia, un anno dopo l’avrà scalzata da ogni palcoscenico con il suo ricattatorio arrivismo e le sue sottili falsità. La finta sprovveduta Eva è una mentitrice che verrà smascherata, ma il successo per lei arriverà lo stesso e Hollywood la chiamerà per fare il cinema, ma c’è già chi, dietro la sua porta, è pronta a prendere il suo posto. Il film si sviluppa dentro questo scenario di intrigo psicologico tra due personaggi in pieno scontro antagonista, ma senza alcuna enfatizzazione, in un clima in cui si sente crescere l’arrivismo di Eva, scontato sin dalle prime battute, dapprima fomentato e poi stigmatizzato da Addison De Witt (George Sanders) il critico senza scrupoli di cinica ferocia.

Ci troviamo davanti ad una commedia con sprazzi drama o se preferite, un drama con sprazzi di commedia che attraverso flashback intricati ma gestiti alla perfezione imbastisce una narrazione vivace che si riversa tutta nei dialoghi e nella costruzione psicologica dei personaggi.

Conclusioni:

In questo breve viaggio nel lato oscuro di Hollywood, scandito in cinque stazioni/film, ho cercato di sviscerarvi al meglio la risposta alla domanda dell’articolo che non è univoca. Il mondo dello spettacolo esercita un fascino abbacinante; chiunque venga investito dalla fama cerca in tutti i modi di trattenerla il più a lungo. Hollywood è in grado di eternizzare attori, registi e produttori con la stessa facilità con cui li distrugge. Pensate a quanti di loro sono finiti nel dimenticatoio dopo aver brillato, quanta gente ha accettato ruoli penosi pur di mantenere un tenore di vita che rispecchiasse gli standard di Hollywood e scoprirete che è lì che risiede (forse) la verità, una verità schiacciata da riviste patinate, payette luccicanti e riflettori.

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