I segni del cuore (CODA): il film normale che stupirà agli Oscar?

C’era un periodo, qualche mese fa, in cui sembrava che Il potere del cane avrebbe vinto tutti i premi a cui lo avrebbero candidato. Col passare delle settimane, la situazione è cambiata. Alla vigilia della consegna degli Oscar, sembra che l’unico premio “certo” sia quello a Jane Campion come Miglior regista. Cos’è successo nel frattempo? Tra le altre cose, I segni del cuore (CODA) ha fatto incetta di premi, tra cui quello al Miglior cast cinematografico ai SAG Awards. Quest’ultimo, a cui si aggiungono vittorie ai Bafta ed ad altre premiazioni, è andato a impreziosire un film che non ci saremmo meravigliati, se non fosse stato candidato agli Oscar. Invece CODA ha collezionato 3 nomination, precisamente quelle per Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura Originale e soprattutto Miglior Film (trovate qui tutte le nomination). Com’è stato possibile? Cerchiamo di scoprirlo nella nostra recensione.

La trama | I segni del cuore (CODA)

La giovane Ruby Rossi (Emilia Jones) è l’unico membro della sua famiglia a non essere sorda, a differenza del fratello Leo (Daniel Durant) e dei genitori Frank e Jackie (Troy Kutsor e Marlee Matlin). A causa di questa sua condizione viene bullizzata al liceo e la sua intenzione è quella di non proseguire i suoi studi una volta diplomata e di concentrarsi sulla sua famiglia, di cui lei è l’inestimabile interprete. La situazione cambia quando si prende una cotta per Miles (Ferdia Walsh-Peelo), con cui deve preparare un duetto per il coro scolastico. Qui capisce che il canto è la sua vera passione e, grazie all’aiuto del direttore del coro Bernardo Villalobos (Eugenio Derbez), decide di fare domanda per il Berklee College of Music. La situazione crea non poco disagio nella famiglia Rossi che, nel frattempo, è alle prese con delle difficoltà con la loro attività di pescatori.

Un remake e poco più | I segni del cuore (CODA)

Per chi non lo sapesse, I segni del cuore (CODA) è il remake de La famiglia Bélier, film francese del 2014 diretto e co-scritto da Éric Lartigau. La trama rimane praticamente la stessa, tranne che per l’ambientazione (dalla Francia al Massachussets) e il mestiere della famiglia protagonista (i Bélier sono agricoltori, i Rossi sono pescatori). Il film francese era molto carino, dolce ed è il classico lungometraggio che lascia un sorriso non appena lo si conclude. I segni del cuore, nonostante il roboante successo di critica, non fa nulla di più, anzi, se possibile, fa anche di meno. La trama, come detto, non è nuova ma è solo adattata a un contesto diverso, che però non ha la stessa presa della meravigliosa Francia del film originale. Le scene che vedono Ruby protagonista appaiono scialbe, senza vero pathos, che invece trovavamo nella controparte originale. Si salvano le sequenze che vedono tutta la famiglia sullo schermo. La nota positiva è la performance di Troy Kotsur nei panni di Frank Rossi, l’austero padre che illumina ogni scena con la sua espressività e il suo volto molto caratteristico.

L’inclusività e il messaggio | I segni del cuore (CODA)

CODA sta per Child of Deaf Adults e sta subito ad indicare il cuore del film. Nel corso del film vediamo la vita della protagonista aprirsi e chiudersi di fronte a noi come un libro: vediamo le sue insicurezze e le sue passioni, le sue amicizie e perfino i suoi limiti. Uno di questi è la sua famiglia, che non si rende conto che la loro bambina è ormai una donna, con sogni e desideri a se stanti. Loro la vorrebbero sempre con sé, senza capire che è arrivato il momento di lasciarla andare. A complicare ancora di più la situazione c’è la loro sordità, che come una barriera li isola dal resto del mondo. Ruby è a tempo stesso un peso, in quanto loro dipendono da lei per avere una possibilità nel mondo, e una possibilità, quella di emanciparsi e fare il passo decisivo per essere accettati.

Conclusioni

I segni del cuore, per concludere, non è affatto un film brutto. Purtroppo, da un film candidato a 3 Oscar, tra cui quello a Miglior Film, ci si aspetta di più. Il tema che porta su schermo è importante e viene raccontato con la sensibilità giusta. Dal punto di vista delle emozioni, il film fa il suo. Peccato che, sotto gli altri punti di vista, I segni del cuore rimanga un film normale, per non dire discreto. La sceneggiatura non arricchisce quella già buona del film originale, la regia di Sian Heder non brilla e non vi sono altri elementi degni di nota negli altri reparti. Da sottolineare è invece la performance di Troy Kotsur, che quasi certamente vincerà l’Oscar al Miglior Attore Non Protagonista. Se nelle notte I segni del cuore dovesse tornare a casa con più di un Oscar, saremmo di fronte a uno scandalo bello e buono. Verrebbe da domandarsi se il solo tema, seppur importante, della sordità sia stato sufficiente per portare a casa la statuetta più ambita. Staremo a vedere!

Voto finale: 7/10.

E voi, avete visto I segni del cuore (lo trovate su Sky e NOW)? Cosa ne pensate? Guarderete la consegna degli Oscar stanotte? Fateci sapere la vostra nei commenti!

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