La terza stagione di The Mandalorian: un’occasione sprecata

È difficile per me parlare di questa serie, e di questa stagione in particolare. Non sono mai stato un grandissimo fan di The Mandalorian, ma riconosco il suo valore come turning point per il franchise dopo il disastro della trilogia sequel. Le sue premesse sono ottime: una storia semi-indipendente, senza Jedi e piena di avventure one-off. Per un fan classico di Star Wars, The Mandalorian ha rappresentato una ventata d’aria fresca e un’ottima ripartenza della saga. Le prime due stagioni, da questo punto di vista, sono perfette. Esse sono riuscite a raccontare una storia nella sua interezza e a regalarci un finale più che soddisfacente, con quel pizzico di fan service fatto bene che non stona, soprattutto se giustificato. Il problema è stato dopo, quando Kathleen Kennedy  (presidente di Lucasfilm) ha deciso che i soldi valgono di più del parere degli autori. Ecco la nostra recensione della terza stagione di The Mandorian!

La trama della terza stagione di The Mandalorian

Dopo gli eventi di The Book of Boba Fett (lo spin-off che nessuno voleva ma che siamo stati costretti a guardare per capire le premesse di questa stagione), Din Djarin (Pedro Pascal) vuole essere reintegrato nel Credo e parte alla volta di Mandalore, il pianeta della sua gente, per immergersi nelle acque purificatrici nelle sue profondità. In compagnia del fidato Grogu incontra Bo Katan (Katee Sackhoff), abbandonata a se stessa dopo il suo fallito tentativo di riunire i Mandaloriani sotto un’unica bandiera. I due uniranno le forze nel tentativo di ricostruire quello che una volta era uno dei più grandi popoli dell’Orlo Esterno.

Una coppia irreplicabile

Tutti i fan della serie si ricorderanno la fine della seconda stagione: Din che è costretto a dire addio a Grogue, che parte alla volta della stelle insieme a Luke Skywalker per imparare la via dei Jedi. Ora, come inizia la terza stagione di The Mandalorian? Con Din e Grogu di nuovo insieme, perché si sono riuniti in una serie spin-off (The Book of Boba Fett). Questa scelta è stata dettata dal fatto che i due rappresentavano una macchina da soldi imbattibile e, soprattutto, irreplicabile se se separati. Gli sceneggiatori (Jon Favreau e Dave Filoni) hanno minacciato di lasciare Lucasfilm dopo questa manomissione alla loro creatività. Per fortuna i due hanno deciso di rimanere, trovandosi però una patata bollente da gestire: come impostare una stagione che era prevista con i due divisi, adesso che si sono ritrovati? Purtroppo si è scelta la strada peggiore: si è sacrificato Grogu come personaggio, rendendolo poco più che una macchietta irrilevante per gli eventi della serie.

La terza stagione di The Madalorian non ha né capo né coda

Se le premesse sono queste, non ci si può aspettare una grande stagione. La storia è anche abbastanza interessante: il focus si sposta più sui Mandaloriani come popolo, sulle sue origini, con diversi richiami al cristianesimo. Emerge il personaggio di Bo Katan, che diviene la vera e propria protagonista della stagione, a discapito di un sacrificato Din Djarin che, se escludiamo qualche momento di gloria negli ultimi episodi, non ha subito un grande cambiamento dalla stagione 2. Spostare l’attenzione sul popolo dei Mandaloriani può aver senso se fatto con criterio e con coerenza rispetto a ciò che la serie ha mostrato finora, purtroppo così non è stato. I due protagonisti rimangono ai margini, un’intera puntata è dedicata ad una sottotrama di cui non vedremo mai praticamente più le conseguenze e il cattivo compare (per la terza stagione consecutiva) solamente negli ultimi due episodi. Non ci siamo.

Il finale è un nuovo inizio?

Spoiler per chi non avesse finito la stagione. Il finale è quantomeno discutibile. Passi la presa di Mandalore, l’unione dei clan e la morte(?) di Moff Gideon (Giancarlo Esposito). Ma la chiusura del cerchio sarebbe Din che adotta ufficialmente Grogu? A cosa è servita esattamente per loro due questa stagione allora? Siamo tornati esattamente al punto di partenza: loro due se ne vanno da Mandalore e iniziano a collaborare con la Nuova Repubblica per diventare una specie di cacciatori di taglie spaziali, cosa che erano già prima all’inizio della stagione. Solo che stavolta hanno una casa su Navarro, donatagli da Greef Karga (Carl Weathers). Nel corso delle puntate non c’è mai stata un’allusione a questa adozione, perché i due avevano già un rapporto padre-figlio, di cui nessuno sentiva il bisogno di un’ufficialità. Noi volevamo solo che Grogu parlasse.

Conclusioni

Dal punto di vista narrativo c’è poco da salvare. La stagione passa da un punto sconclusionato all’altro attraverso missioni one-off e richiami religiosi, in cui capiamo di più della storia dei mandaloriani e intuiamo che ci sarà un grande futuro per loro nell’universo condiviso, soprattutto in vista del film di Dave Filoni annunciato allo Star Wars Celebration, che farà da culmine alle serie live action contemporanee a The Mandalorian (Ahsoka e Skeleton Crew, in uscita nei prossimi mesi). Per gli appassionati questa stagione ha rappresentato una delusione, c’è poco da dire: dopo il più che ottimo Andor e un The Bad Batch in crescendo, ci si aspettava che Mando confermasse il suo status di ‘migliore serie di Star Wars’, ma non è stato così. Speriamo solo che in futuro i piani alti incidano il meno possibile sull’esito delle storie che vengano narrate.

Voto: 5/10.

E voi avete visto la terza stagione di The Mandalorian? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere!

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