
Tratto dall’omonimo romanzo di Victoria Mas, Le bal des folles (Il ballo delle pazze) è l’ottavo film di Mélanie Lauren, nel quale quest’ultima ricopre anche il ruolo di co-protagonista e co-sceneggiatrice.
L’ambientazione è la magica Parigi di fine Ottocento, quella del post-impressionismo che porge l’estremo saluto a Victor Hugo. La protagonista principale è la giovane Eugénie, colpevole di essere diversa.
Trama de Le bal des folles
Nell’ambiente familiare di Eugénie Cléry la libertà è un lusso riservato ai soli uomini, come suo fratello Théophile: l’unico a trattarla come sua pari. L’anticonformismo della giovane si manifesta principalmente nell’assidua lettura, nell’esprimersi liberamente, nel fumo e nel frequentare i quartieri degli artisti. A caratterizzarla maggiormente, però, è la sua abilità nel comunicare con gli spiriti, di cui ne è – in un primo momento – consapevole solo Théophile.

In un piccolo caffe di Montmarte Eugénie resta colpita dal libro che sta leggendo un giovane: Il libro degli spiriti (di Allan Kardec, 1857). Notando l’interesse della ragazza per il suo libro, lo sconosciuto felicemente glielo presta; le sue pagine la illuminano sullo spiritismo, scoprendo quanto poco raro sia il suo dono. Quando l’intera famiglia Cléry viene a conoscenza delle facoltà di Eugénie, la fanno internare nell’ospedale psichiatrico Salpêtrière.
In questo inferno solo metà delle pazienti sono realmente malate. Molte sono state internate perché scomode o rifiutate; la maggior parte sono considerate isteriche (anche se non lo sono), isolate dal resto del mondo e destinate a morire lì dentro. Spettano loro terribili terapie, torture psicologiche, reclusioni nelle vecchie segrete e molto altro.

La caposala Geneviève ha una defunta sorella che da poco parla con Eugénie: dapprincipio scettica, Geneviève ascolta ciò che sua sorella ha da dirle. Ritrovata la pace e appurata la sanità mentale di Eugénie, la caposala organizza la fuga della sua paziente.
Nel giorno di metà quaresima al Salpêtrière si organizza un ballo nel quale ci si maschera e a cui partecipa tutta la Parigi bene. Théophile vi prende parte per rapire sua sorella ma, sorpresa ad aiutarli, Geneviève viene reclusa a sua volta in ospedale.
Lo strapotere maschile
Parlando della disparità di genere, se da un lato vi è l’esempio di casa Cléry, nel quale a Eugénie è vietato l’avere un pensiero, dall’altro vi è quello del Salpêtrière.
Il suo essere diversa rende Eugénie la pecora nera della famiglia, quella che mette tutti in imbarazzo, l’elemento di disturbo che va assolutamente allontanato.

All’interno dell’istituto, medici e professori hanno la meglio su ogni donna, che sia essa una paziente o una dipendente. Alla stessa Geneviève, pur essendo caposala, vengono talvolta affidate da Charcot le mansioni più umili, quasi a voler rimarcare il potere che egli ha su di lei.

Le pazienti, com’è già stato detto, subiscono una sorte ben peggiore. Il giorno del famoso ballo le luci soffuse, i costumi demodé delle pazienti e l’iniziale discorso di un medico, creano una disagevole atmosfera. Trattate come animali da circo, prima osservate silenziosamente mentre scendono la lunga scalinata, vengono poi analizzate più da vicino, fatte ubriacare e qualcuna viene persino stuprata. Tutto ciò crea una chiara visione di chi sia realmente sano e chi malato.
Corpo e spirito
Le crisi di Eugénie fanno pensare che sia l’ennesima storia di spiriti, in cui questi ultimi – irati e terrificanti – tormentano la protagonista senza un motivo apparente. Ne Le bal des folles invece gli spiriti in primo luogo non appaiono se non attraverso la gestualità di Eugénie e, in secondo luogo, sono del tutto innocui.
All’interno di questo film vengono presi in considerazione gli spiriti in generale (quindi sia dei vivi che dei morti), ma soprattutto la forte differenza che c’è tra spirito e corpo. È risaputo che ogni individuo è costituito da una serie di elementi – come ossa, cellulle ecc. – eppure, poco ci si focalizza sull’unico elemento non-materico: l’anima. Di tutte queste componenti se ne parla nella prima metà del film, quando il giovane del caffè legge ad Eugénie un passo de Il libro degli spiriti:
Vi sono nell’uomo tre cose: la prima è il corpo o l’essere materiale simile a quello animale e animato dallo stesso spirito vitale, la seconda invece è l’anima, lo spirito incarnato nel corpo e la terza è il legame tra l’anima e il corpo.

Le parole del filosofo Allan Kardec rappresentano un monito per Eugénie e soprattutto una chiave di lettura della stessa. Oltretutto, evidenzia quanto la libertà fisica sia poco rilevante se non lo si è anche è spiritualmente.

Laureata all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Dal cinema muto a quello contemporaneo, assaporo e rigusto un film dopo l’altro nel tentativo di cogliere ogni particolare possibile, alla costante ricerca di film e registi – odierni e non – da scoprire.