Recensione Air, una storia vera senza sorprese

Avete presente quando alla fine dei film tratti da storie vere compaiono delle frasi in sovraimpressione, raccontando che fine hanno fatto i personaggi del film? Ecco, se c’era qualcosa su cui avrei potuto scommettere, era che Air – La storia del grande salto avrebbe avuto quelle frasi. Il fatto che Jordan sia diventato prima il miglior giocatore di basket di sempre e poi uno dei brand più riconoscibili al mondo è storia nota. In egual misura è noto il successo che ha avuto Nike a partire da quel momento, anche grazie alle Air Jordan. Ecco, il principale problema del film è proprio questo: prima di iniziarlo, tutti sanno già come finisce la storia. E voi potrete dire “Ma tutte le storie vere sappiamo come finiscono” ed avete ragione, ma poche storie sono note come l’abbinata Jordan-Nike.

La trama di Air

Nel 1984 Nike è famosa in tutto il mondo per il reparto running e poco altro. Nell’azienda di Phil Knight (Ben Affleck) è presente anche un decadente reparto Basket, che deve far fronte alla concorrenza dei colossi Converse e Adidas. Proprio quest’ultimo è il brand preferito dal prospetto numero 3 del prossimo draft NBA, Michael Jordan. Il talent scout di Nike Sonny Vaccaro (Matt Damon) decide di voler puntare tutte le risorse del reparto su di lui, nonostante la ritrosia dell’azienda. L’impresa è ardua, in quanto per convincere Michael bisognerà prima convincere la madre Deloris (Viola Davis). Riuscirà Nike a chiudere l’affare sportivo più importante di tutti i tempi?

Una storia troppo nota

Spoiler, ci riescono. Air si può riassumere così. Il film non è male, strappa spesso qualche risata, riesce perfettamente a calarti negli anni ’80 (fin troppo in certi momenti) e aggiunge pathos ogni volta che può. Il problema è che la storia da raccontare è veramente esigua e nel corso del film succede veramente poco. A me ha ricordato, per obiettivo e messa in scena, Moneyball – L’arte di vincere, il fortunato film con Brad Pitt del 2011. La differenza è proprio nella storia narrata, almeno dal punto di vista di uno spettatore europeo: alla visione non sapevo nulla degli Oakland Athletic’s e della vicenda, mentre chiunque sa che Jordan è il brand sportivo più importante del mondo. Probabilmente un americano avrà vissuto diversamente la faccenda, ma io non posso nascondere il mio disappunto sotto questo punto di vista.

Non è tutto da buttare

E allora voi direte: “Vale la pena vedere questo film?”. Secondo me sì. Non così spesso escono al cinema film che per meno di due ore ti fanno svagare, ti fanno ridere e ti raccontano uno spaccato di verità e di storia contemporanea. Se a ciò aggiungiamo uno dei cast più ricchi degli ultimi anni, con il duo Damon-Affleck alla ribalta e una Viola Davis ineccepibile, allora non servono altre parole per convincervi. Se inoltre amate gli anni ’80, la Nike e soprattutto Michael Jordan, Air è proprio il film per voi. Affleck sotto questo punto di vista è stato geniale: è riuscito a sfruttare LA moda del momento (provate ad andare in giro e vedere quanti ragazzi e ragazze indossano delle Jordan), uno dei brand più noti al mondo e il nome-cognome più famoso del mondo, il tutto basandosi su una storia praticamente inesistente. Se non è geniale questo…

Voto: 7/10.

E voi, avete visto Air – La storia del grande salto? Conoscevate questa storia? Fateci sapere la vostra!

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