Recensione “Annette”: una rock-opera surreale tra Eros e Thanatos

Locandina film

“Signore e signori ora vi chiediamo la vostra completa attenzione, se volete cantare, applaudire, ridere, piangere, sbadigliare, fischiare o scorreggiare per favore, fatelo nella vostra testa. Durante lo spettacolo non sarà tollerata la respirazione, quindi per favore inspirate un ultima volta”

Uno schermo nero, la voce soave ma decisa di Leos Carax che recita questo monologo e in sottofondo, come suono extradiegetico, l’ultimo respiro di un pubblico immaginario. Stacco di montaggio, inquadratura in campo lungo su una strada, un semaforo sulla via principale diventa verde e inizia così l’ultimo film di Leos Carax: So may we start? Cantata dal duo degli Sparks Brothers

La canzone iniziale So may we stars

Annette è il film che ha dato inizio alla 74a edizione del festival del cinema di Cannes ed è anche il film premiato dalla giuria per la miglior regia. Leos Carax questa volta si è cimentato con un genere che non aveva ancora impiegato nella sua filmografia: il musical. Il risultato è una rock-opera atipica che oscilla tra Eros e Thanatos mostrati attraverso vette visive affascinanti e soluzioni registiche veramente estasianti.

Anti-Musical o Musical?

Affermare che “Annette” sia un semplice musical sarebbe veramente riduttivo, il film di Carax (come tutti i suoi film) sfruttano un genere o più generi, come pretesto per poter parlare di altro e in questo caso la musica è sì presente per tutte le 2 ore 20 del film, è sì insistente come nei musical, ma è inserita in modo ridondante e ossessivo, con alcune canzoni che ripetono per tutta la durata una stessa frase in maniera parossistica.

I protagonisti dell’ultimo Carax sono Henry McHenry (Adam Driver) e Ann Defrasnoux (Marion Cotillard), il primo è uno stand up comedian chiamato “la scimmia di Dio”, la seconda una stella della musica lirica.

Adam Driver e Marion Cotillard in una scena del film

Fin dalle prime scene il film mette subito in chiaro una cosa: quello che stiamo vedendo non è reale, è una simulazione, un falso, in questo modo Carax non confonde i confini della realtà e dimostra di aver fatto sua la lezione di Truffaut che “tra la realtà confusa e la menzogna organizzata, è sempre meglio la menzogna organizzata”. Ecco che l’incipit della nostra storia è servito. Un piano sequenza di tre minuti in cui Adam Driver e Marion Cottilard e tutti gli altri attori interpretano se stessi in procinto di partire con il racconto.

Come sempre nel cinema di Carax, i colori e la fotografia (di Caroline Champetier) assumono un aspetto fondamentale e strettamente collegato ai personaggi e le situazioni che vivono. In Annette le tinte si appiccicano addosso ai protagonisti, con il verde che caratterizza il personaggio di Adam Driver e il rosso quello di Cotillard.

Ma Henry e Ann non sono soli. Annette è infatti il nome della bambina che i due danno alla luce e che dopo un tragico evento dimostrerà di avere un dono importante e sbalorditivo; anche la neonata che da il nome al film non sfugge alla logica della raffigurazione, fin dalle prime inquadrature ci viene mostrata come un fantoccio di legno, un burattino, non è un caso infatti che il nome Annette sia una storpiatura contratta del termine “Marionnette”.

Annette

La regia:

Il musical è un genere intrinsecamente eccessivo come costruzione, scenografie e situazioni, tutto questo è in perfetta armonia con la regia di Carax che sovrappone sapientemente più piani visivi e narrativi (es: Il teatro dell’opera che diventa una foresta), in questo modo il musical è il veicolo più adatto per decostruire la realtà poichè esso stesso è uno dei generi più lontani da essa. Tutto diventa rappresentazione, ogni situazione è spinta iperbolicamente quasi sempre sul punto del colasso, che sia uno spettacolo di stand up comedy o una scena di sesso.

Una tra le scene più potenti ed evocative presenti in Annette

Carax inoltre si diverte a giocare con la macchina da presa e con lo spettatore, in una scena meravigliosa c’è Simon Helberg che sta dirigendo l’orchestra durante una prova, ma è assorto in un soliloquio interiore, la musica riflette quello che sta provando il personaggio e quando lo sguardo della macchina da presa (quindi il nostro) diventa troppo invadente, abbattendo la quarta parete il suo personaggio dice “scusate un minuto”, con una carrellata circolare veloce la macchina si sposta e in quel preciso momento c’è anche il climax dei cori.

La scena in cui Simon Helberg dirige l’orchestra

Conclusioni:

E’ praticamente impossibile raccontare e analizzare Annette senza andare nel dettaglio, questo è un film che va visto più di una volta e soprattutto con il giusto approccio, se pensate di trovarvi davanti ad una copia di “La la land” non avete capito nulla di quello che avete letto o mi sono spiegato male io, ma per evitare questo sarò più esplicito. Annette è un film che non assomiglia a nient’altro ed è un ulteriore conferma delle capacità di uno dei migliori registi viventi, un impianto visivo e sonoro davvero ambizioso che sfocia più di qualche volta nella magniloquenza, un ottovolante bizzarro e crudele che gioca con il cinema (citando King Vidor e il suo “The Crowd del 1928) che fa brillare gli occhi agli spettatori e che difficilmente vi lascerà indifferenti.

La colonna sonora completa su Spotify

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