
I fratelli Daniels e la A24 hanno realizzato una nuova bizzarra e indimenticabile pellicola: Everything Everywhere All at Once. Dopo il buon successo di Swiss Army Man, i registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert hanno alzato ulteriormente l’asticella, realizzando un film totalmente anarchico, imprevedibile, di difficile catalogazione, ma soprattutto folle. Ecco la nostra recensione.
La trama
La trama di Everything Everywhere All at Once (che da ora in avanti per comodità abbrevieremo in E.E.A.A.O.) segue la storia di Evelyn Wang (Michelle Yeoh), un’immigrata cinese sulla cinquantina che vive con il marito, la figlia e il padre anziano (James Hong) in una grigia e spenta monotonia. Continuamente circondata da pile di ricevute e avvisi di scadenza per pagare le tasse, la nostra Evelyn è ormai con le spalle al muro, ma un giorno, in ascensore entra in contatto con una versione di suo marito proveniente da un universo alternativo, a quel punto inizierà un epopea impossibile da descrivere per quanto folle e surreale.

La recensione di Everything Everywhere All at Once
Una media così alta (supera addirittura Quarto Potere e 2001) è sempre fonte di curiosità mista a diffidenza, soprattutto perché negli ultimi anni si vive il cinema in maniera totalmente polarizzante. Per cui una pellicola o è “un capolavoro” o “una schifezza”. Questa recensione si pone esattamente nel mezzo di questi due estremi per cercare di evidenziare le indubbie qualità della pellicola e anche i difetti.
E.E.A.A.O. è un film veramente d’impatto sotto ogni aspetto. E’ ambientato in una singola location con tutto il budget a disposizione impiegato per esplorare i mondi alternativi del multiverso, ma girati realmente in un unico capannone abbandonato. Questo elemento erge i Daniels come detentori di una creatività fuori dal comune.

Il titolo | Everything Everywhere All at Once
Tutto. Ovunque. In un istante. Probabilmente non esisteva titolo più azzeccato per descrivere l’esperienza del film. I Daniels si divertono a partire dalla struttura narrativa, che presenta i 3 atti scanditi dai 3 elementi che compongono il titolo della pellicola. I due registi sembrano voler suggerire a noi spettatori che il multiverso, per quanto possa sembrare un concetto astratto, è possibile viverlo soprattutto in quelle giornate strazianti, caotiche e noiose. Una donna incasinata, Evelyn, che non sa come gestire il fallimento della sua attività, persa in pensieri che viaggiano a velocità spaventose: scelte di vita, cambi di rotta, proiezioni siderali, sono l’antidoto della protagonista per sopravvivere al caos che lei stessa ha creato.
La regia
E.E.A.A.O. è uno di quei film che si potrebbe prendere come esempio di regia postmoderna senza freno. Nel film troviamo qualsiasi tipo di elemento espressivo, a volte con una efficace giustificazione semantica, altre volte meno. Ralenti, fermo immagine, overlapping nel ralenti, accelerazioni, piani sequenza, inversioni d’asse, inquadrature che entrano in altre inquadrature, snorricamera su oggetti, cambi di formato, insomma è un tripudio di eccesso espressivo che quasi sempre trova una sua ragion d’essere.

Tuttavia, questo apparato mastodontico, a lungo andare appesantisce lo spettatore poiché il film non cede di ritmo per tutte le due ore e mezza ed è come andare sulle montagne russe: 10 minuti vanno bene, 2 ore ti fanno venire la nausea.
La sensazione è esattamente quella di un eccesso che stufa, nonostante alcune trovate geniali di messa in scena.

Conclusioni
Everything Everywhere All at Once è un film talmente folle che è impossibile vi lasci indifferenti, anche solo per le immagini che i Daniels riescono a creare. In due ore e mezzo passiamo dal dramma, alla commedia, alla commedia slapstick, al film di arti-marziali con una velocità destabilizzante anche per questo il film è un coraggioso esperimento, debitore di tante altre pellicole come ad esempio Matrix, Existenz, e addirittura Rick e morty e Ratatouille. Doctor Strange ripeteva a Peter Parker “Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco” e i Daniels ci hanno dimostrato meglio della Marvel quanto questa affermazione sia vera.


Studente di scienze della comunicazione dei media e cinema, appassionato di arte in tutte le sue forme specialmente la settima.