Recensione Killers of the Flower Moon: il ritorno di Scorsese

A quattro anni dall’uscita di The Irishman, il regista italo-americano precursore della New Hollywood torna sul grande schermo con Killers of the Flower Moon. Questa volta però nessun gangster all’orizzonte, a fare da protagonisti a questo giallo storico dalle sfumature western sono i nativi americani, incorniciati dalle infinite praterie del Nordamerica.

Trama

Partiamo con le precisazioni, l’ultimo film di Scorsese non è un soggetto originale ma un adattamento del libro Gli assassini della terra rossa, del giornalista statunitense David Grann. La vicenda si sviluppa negli anni ’20 del 1900 in Oklahoma, terra abitata dal popolo Osage, tribù federalmente riconosciuta dal governo americano. Il popolo Osage raggiunge in quegli anni un enorme ricchezza grazie alla scoperta di giacimenti petroliferi nelle loro terre. Presto però, un macabro susseguirsi di morti improvvise di membri della tribù fa precipitare gli Osage in uno stato di terrore e sospetto.

Ernest Burkhart (Leonardo Di Caprio) sposa l’indiana Mollie (Lily Gladstone) e assiste alle tragiche morti degli Osage, che conta tra le vittime anche molti membri della famiglia di Mollie. L’intervento della neonata FBI sarà cruciale per svelare la tremenda cospirazione che si nasconde dietro queste continue perdite umane.

Trailer Killers of the Flower Moon

Recensione Killers of the Flower Moon

Scorsese è abilissimo nel raccontarci questa realtà così lontana da come conosciamo il mondo. Nelle praterie dell’Oklahoma assistiamo ad un ribaltamento del modello storico conquistatore-conquistato così come lo abbiamo sempre conosciuto. Gli occidentali elogiano gli indiani, li pregano di acquistare dalle loro concessionarie auto di lusso, li rispettano e prendono in moglie le giovani Osage.

Il racconto del conseguimento di questo stato inusuale di superiorità indiana passa anche attraverso il bianco e nero dei cinegiornali tipici degli anni Venti, Scorsese ci descrive ciò che sta accadendo utilizzando il linguaggio cinematografico proprio del cinema muto, annullando la distanza tra noi, spettatori di oggi, e gli spettatori di allora, che scoprivano le nuove regole di questa parte dell’America.

La regia è delicata, leggera, la macchina da presa sembra fluttuare quando esplora gli interni delle case degli Osage, non pretende di conoscere ma scopre. Degna di menzione la scena interamente in slow motion, all’inizio della pellicola, quando dal terreno per la prima volta emerge il petrolio. L’oro nero si rovescia sui corpi degli indiani che lo accolgono in una danza euforica e che, come l’acqua santa nel battesimo, sancisce l’inizio di una nuova vita.

Si è parlato di cinema muto, e il silenzio è la melodia che ritroviamo più spesso nel corso di tutta la pellicola. Sì, perché Killers of the Flower Moon è un film fatto di silenzi, silenzi funebri, silenzi di preghiere, silenzi d’intesa. A spezzare questa taciturna quiete sono solo le grida dei familiari delle vittime Osage, grida di disperazione, di rabbia e incredulità.

I canti funebri nella lingua madre, incomprensibili a noi (gli altri), cantati con i volti segnati dalle lacrime e rivolti al cielo sono la vera colonna sonora del film. La scelta di non utilizzare musiche dominanti è perfettamente coerente con il racconto e la visione del regista. La spiritualità dei nativi americani, con le loro tradizioni e riti centenari, è descritta con estrema delicatezza, rispetto e tanta ammirazione; ammirazione per dei valori così profondi, così autentici, che noi, i bianchi, forse abbiamo smarrito nella nebbia della nostra sete di conquista.

2 thoughts on “Recensione Killers of the Flower Moon: il ritorno di Scorsese

  1. Brava Ila , i mei complimenti.

    Mi hai fatto venire la voglia di vederlo domani e non aspettare che la sala sia vuota.

    La tua descrizione della scena in sl.motion con la questione oronero/acq. santa rende molto bene l idea

    1. Ti ringrazio davvero :))) Ti consiglio magari di scegliere un cinema piccolino, anche quello di paese, ed evitare le grosse sale (UCI, The Space) che attirano tutti i tipi di pubblici (soprattutto i non interessati che disturbano soltanto). Oppure scegliere orari pomeridiani in cui che sicuramente troverai meno gente e riesci a godertelo a pieno. Per il resto, buona visione !

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