
In The Eyes of Tammy Faye, il regista – Michael Showalter – mette in luce il dietro le quinte dei programmi televangelici statunitensi di Tammy Faye Bakker (interpretata da Jessica Chastain) e Jim Bakker (Andrew Garfield).
La trama di The Eyes of Tammy Faye
Il film comincia raccontando brevemente l’infanzia di Tammy Faye: un excursus mirato a far comprendere carattere e obiettivi della protagonista, in particolare la nascita del suo legame con Dio. Fatale è l’incontro con il futuro marito Jim, come lei giovane e aspirante predicatore. Contrario alla concezione che Dio voglia una vita di povertà per i suoi figli, giudica deprecabile un’esistenza fatta di sole rinunce. Questa opinione, poco cristiana, è il perno attorno a cui ruota l’intera attività che i due porteranno avanti per decenni nei vari programmi televisivi.

La vivacità e le doti canore di Tammy Faye, fanno di lei un personaggio estremamente apprezzato dal pubblico, forse più di Jim. A renderla ulteriormente speciale è la sua apertura mentale: caratteristica assolutamente nuova per una telepredicatrice. Sfruttando la sua posizione mediatica, si schiera contro l’omofobia e tratta argomenti tabù (per l’epoca), come per esempio l’AIDS.

Fondando una rete televisiva tutta loro, The PTL, i Bakker riscuotono enorme successo. Le iniziative benefiche proposte dal programma inducono i telespettatori a fare donazioni che, finiscono direttamente nelle tasche di Jim e Tammy Faye, che così facendo, “esaudiscono” la volontà di Dio. La protagonista nega troppo a lungo a sé stessa e agli altri gli evidenti problemi coniugali e soprattutto finanziari, che la portano sempre più verso una lenta autodistruzione.
La presentazione
Subito dopo i titoli di testa, vi è questo primissimo piano sugli occhi dell’ormai ultracinquantenne Tammy Faye. Sono loro i veri protagonisti del film e i primi elementi che il regista ha deciso di presentare allo spettatore, “costringendolo” a creare una sorta di legame con essi. Grandi e di un blu intenso, dominano qualsiasi scena, indipendentemente dal contesto o dal tipo d’inquadratura. Probabilmente l’intento del regista è quello di farci notare quanto essi, negli anni Novanta, siano ancora vivaci, celando inoltre un velo d’ingenuità.

Analisi del colore
Elemento assolutamente interessante è la graduale intensità dei colori. Nelle scene incentrate sull’infanzia di Tammy Faye, si può notare come esse presentino toni autunnali piuttosto scuri, passando per i pastello dei primi periodi di convivenza con il marito. Gli alti livelli di saturazione, infine, sono dati dagli abiti, dagli attrezzi di scena per Jim and Tammy Show e, soprattutto, dal trucco sempre più pesante della protagonista.

È possibile associare l’elevata saturazione dei colori all’artefatto e al peccato: oggetti e immobili comprati dai Bakker con l’inganno appaiono sgargianti. Riguardo al trucco della protagonista, invece, si può dire che sia divenuto sempre più pesante con l’aumentare dei problemi personali e, quindi, con l’obiettivo di dare un’aria di sé più felice e serena, specie di fronte alle telecamere.

Nelle ultime scene, ambientate negli anni Novanta, è possibile osservare come la figura della protagonista spicca fra tutto il resto; se dopo gli scandali finanziari e l’incarcerazione di Jim i colori perdono parzialmente di vividezza, lo stesso non si può dire per Tammy Faye. Benché utilizzi meno frequentemente abiti sgargianti, presenta ancora questa maschera composta da uno spesso strato di fondotinta (dal tono eccessivamente aranciato), grumi di mascara e trucco permanente. Divenuta una vera e propria caricatura della stessa, non è comunque in grado di oscurare il fascino del suo sguardo.

Laureata all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Dal cinema muto a quello contemporaneo, assaporo e rigusto un film dopo l’altro nel tentativo di cogliere ogni particolare possibile, alla costante ricerca di film e registi – odierni e non – da scoprire.