The Bad Batch seconda stagione: l’esame di maturità

… e respira. Si è da poco conclusa la seconda stagione di The Bad Batch, la serie animata di Star Wars sequel e spin-off di The Clone Wars e no, nessuno di noi si è ancora ripreso dal finale. In una stagione altalenante e a tratti lontanissima rispetto a ciò che ci eravamo abituati con i primi episodi, questa serie inizia a prendere posizione nella più ampia galassia del franchise, con collegamenti alla trilogia sequel e ai prodotti live action più recenti, come The Mandalorian. Non indugiamo oltre e addentriamoci nella recensione della seconda stagione di The Bad Batch.

La trama della seconda stagione di The Bad Batch

Dopo gli eventi della prima stagione, la Bad Batch si è definitivamente separata da Crosshair ed è ritenuta scomparsa dall’Impero. Hunter, Omega,Wrecker, Tech e Echo continuano a rimanere nell’ombra e a completare missioni per la misteriosa Cid, cercando di sopravvivere in una galassia in forte mutamento. Nel frattempo, i cloni ancora arruolati nell’esercito imperiale hanno vita difficile, in quanto l’intenzione di Palpatine è quella di creare un esercito di leva, più fedele e meno compromettibile di quello che ha combattuto nella Guerra dei Cloni. Persino Crosshair inizia a dubitare delle logiche imperiali.

Inizio zoppicante

Uno dei problemi dei recenti prodotti Star Wars è la loro qualità discontinua. In certi momenti potremmo firmare che stiamo guardando la miglior serie del franchise (il primo episodio di Obi-Wan Kenobi, il finale della seconda stagione di The Mandalorian), mentre in altri ci chiediamo il senso di quanto appena visto. Anche The Bad Batch cade in questa trappola, nel momento più delicato per una serie nata come spin-off. Dopo una prima stagione che vive dell’entusiasmo del finale di The Clone Wars e punta ad esplorare con nuovi occhi un contesto che i fan conoscono (l’ascesa dell’Impero), la seconda stagione dovrebbe essere quella della maturità, o perlomeno quella in cui la storia vera e propria inizia a prendere forma. Ecco, i primi episodi ci ingannano, perdendosi tra missioni apparentemente di scarsa rilevanza. Se dopo queste prime puntate il fan medio si è perso, la serie ha già fallito.

Finale in crescendo

Per chi invece è rimasto, è dalla metà della stagione che le cose si fanno interessanti. La serie ci trascina nei meandri più oscuri dell’impero, ci stordisce con la politica per contestualizzare la storia della Bad Batch nella più ampia galassia di Star Wars, soprattutto nell’ottica che probabilmente molti dei nuovi prodotti del franchise avranno d’ora in avanti: giustificare quel disastro della trilogia sequel. I collegamenti sono palesi e non sto qua a spoilerarli per chi non avesse ancora recuperato gli episodi, ma se state guardando la terza stagione di The Mandalorian, non farete fatica a capire di cosa sto parlando. Questo crescendo di emozioni e qualità trova il suo apice proprio nei due episodi finali, in cui siamo costretti ad emozionarci, dopo che la serie ci ha portato ad affezionarci ad un personaggio in particolare. È qui che tornano utili quegli episodi filler con cui la stagione è partita: è in questi che si sono rafforzati rapporti che nella prima stagione erano perlopiù superficiali, dei quali nelle stagioni successive sentiremo tremendamente la mancanza.

Il contorno

Un discorso a parte va fatto per l’elemento visivo e sonoro della seconda stagione di The Bad Batch, che sono ad un livello altissimo. Dopo il grande salto compiuto tra la stagione 7 di The Clone Wars e The Tales of the Jedi, anche questa serie prosegue sulla falsa riga dei predecessori, regalandoci grandi istantanee e scenografie avvincenti. Accanto a ciò, va sottolineato la maestosa colonna sonora di Kevin Kiner. Il compositore statunitense ha saputo abbinare ad ogni scenografia, ad ogni contesto, ad ogni pianeta un accompagnamento perfetto, svariando da richiami al western a toni più futuristi, rendendo la musica protagonista quanto i personaggi stessi. Star Wars è e resterà sempre sinonimo di qualità anche da questo punto di vista, con una tradizione iniziata da John Williams nel lontano 1977.

Conclusioni

La seconda stagione di The Bad Batch è un saliscendi di emozioni. Fatica ad ingranare, ma quando i meccanismi sono ben oliati il risultato è esattamente quello che ci si aspetta da un prodotto di Dave Filoni: qualità nella scrittura, emozioni, avventura e coerenza con il franchise. Mentre non è ancora stato rivelato il futuro della serie, non possiamo che attendere buone nuove, in quanto il cliffhanger finale è uno di quelli che lascia letteralmente il fiato sospeso.

Voto: 7,5/10

Voi cosa ne pensate? Avete visto la seconda stagione di The Bad Batch? Fateci sapere le vostra nei commenti!

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