
The Electrical Life of Louis Wain (Il visionario mondo di Louis Wain) è il delicato e struggente film biografico diretto da Will Sharpe. In esso si analizza la vita del noto illustratore – in particolare dal 1870 agli anni ’30 del Novecento – ed il suo stile artistico.
Trama | The Electrical Life of Louis Wain
Dopo la morte del padre, il giovane Louis diventa il nuovo capofamiglia. Abbandonato l’insegnamento per provvedere al meglio a madre e sorelle, diventa illustratore del The Illustrated London News rappresentando soprattutto animali per le fiere agricole.
In casa sua si aggiunge Emily Richardson, nuova istitutrice delle giovani Wain, subito rimasta incuriosita e affascinata dall’uomo di casa e viceversa. Questa scandalosa relazione, lei più grande di lui di dieci anni e di classe inferiore, è osteggiata dalla famiglia e derisa dai conoscenti. Sposati si trasferiscono lontano dal sobborgo in cui Louis ha sempre vissuto, nella meno caotica Hampstead.

Il tumore al seno di Emily distrugge quel meritato idillio che i due si sono costruiti in poco tempo; a riportare gioia nei loro cuori è un gattino bianco e nero che i due trovano nei pressi di casa. Il nuovo arrivato, Peter, diviene il modello prediletto di Louis, che dal canto suo sviluppa una vera e propria ossessione per i gatti.
Nell’arte Louis trova rifugio, si discosta dal dolore per l’ormai prossima dipartita di Emily, disegna incessantemente quei gatti sempre più antropomorfi. È solo grazie e Sir William Ingram – suo amico e mentore – che mette da parte i gatti per occuparsi interamente della moglie.

Nel corso degli anni la psiche di Louis subisce variazioni notevoli. I vari lutti generano in lui un profondo dolore che solo l’arte riesce ad alleviare. Grazie a lui i gatti riacquisiscono la benevolenza del genere umano e conferiscono a lui stesso enorme fama. Prima venerati come divinità nell’Antico Egitto, poi considerati alleati delle streghe, ora sono nuovamente ben accetti.

Rimasto vedovo, il protagonista si riunisce a madre e sorelle in una nuova casa e in compagnia di più gatti. Proprio in questa casa, dopo circa dieci anni di vita insieme, muore Peter. Negli anni Louis non smette mai di preoccuparsi delle necessità della sua famiglia di origine, neppure quando tutte sono contro di lui. Il suo scarso fiuto per gli affari però, ora più che mai, aggrava ulteriormente le loro già precarie condizioni finanziarie. Tenta la fortuna a New York dalla quale ritorna più povero di prima e per dire addio a sua madre.

Quando anche sua sorella Caroline – divenuta una seconda madre per tutti – muore, l’instabilità prende il sopravvento sul resto della famiglia, soprattutto sulla mente del protagonista. Considerato schizofrenico dai medici, viene rinchiuso in un istituto. Lontano dal mondo ma soprattutto dai suoi amati gatti, il suo stile artistico subisce un cambiamento notevole. Le sue sorelle e l’amato pubblico con successo lo fanno trasferire in una struttura più adatta a lui. Circondato dal verde e dai gatti e assistito adeguatamente, Louis può ora finalmente vivere in quasi assoluta serenità la sua vecchiaia.
L’uomo di casa
Quando il signor Wain muore, le redini della numerosa famiglia passano direttamente nelle mani dell’unico figlio maschio, Louis. Ha solo vent’anni quando da figlio si trasforma in una pantomima di patriarca per sua madre e per le sue sorelle; a queste ultime, bada per tutta la vita in quanto eterne nubili. La sua ammirevole dedizione a tutte loro si accompagna alla scarsa capacità di fiutare buone proposte di lavoro. È giovane, fragile e per di più facilmente raggirabile.

Purtroppo in casa non sono tollerabili queste sue lacune, motivo per cui si sente un fallimento come nuovo capofamiglia. Essendo un uomo sente su di sé le responsabilità che una volta erano destinate al padre e, comprende di non essere un valido sostituto. La ben più rigida e posata Caroline (sua sorella), forse con meno fatica avrebbe potuto adempiere a questi doveri. La società le impone però un ruolo minore, come a tutte le donne dell’epoca.
Come forse molti altri giovani del suo tempo, Louis si sente schiacciato dal modello di uomo ideale. Pur sforzandosi di adempiere ai propri doveri, è indubbiamente conscio dei suoi limiti.

Con l’arrivo di Emily il protagonista scopre finalmente l’amore. Ancora una volta consapevole del suo essere, egli preferisce mettersi a nudo di fronte alla donna dalla quale si sente attratto, piuttosto che spacciarsi per l’uomo perfetto che non è. Radendosi vuole verificare la reazione dell’istitutrice di fronte al suo vistoso labbro leporino: una delle tante caratteristiche cui la società lo ha costretto a nascondere e provare vergogna.
Gli basta proprio quella prova per capire se Emily sia la persona adatta a lui, ma non è consapevole che la stessa istitutrice ha già indagato su di lui rovistando nella sua stanza.

Proprio durante quella perlustrazione, Emily sfoglia un quaderno nel quale Louis è solito trascrivervi ricordi e pensieri. In questa scena lo spettatore scopre il lato oscuro del protagonista, celato sotto quello spesso strato di estrosità e buone maniere.
Nelle sue pagine vi sono i tristi ricordi d’infanzia ma soprattutto quel sogno ricorrente ambientato in un mare in tempesta, che lo agitano fino a svegliarlo e ad invocare l’aiuto dei genitori. Anche una delle sue sorelle mostra una notte una certa difficoltà a riprendere sonno dopo un incubo. Lui che in quell’occasione è sveglio e ubriaco, pur provando empatia per la sorella, non è in grado – come non lo sarà in futuro – di rassicurare nessuno, dal momento che è il primo a non esserlo. In questa occasione, ancora una volta, Louis mostra una delusione verso sé stesso come uomo e capofamiglia e, la prima di numerose fughe dal proprio dolore.
Arte e psiche
In qualsiasi epoca ci sono stati personaggi incapaci di vivere seguendo quelle norme che la società ha imposto loro. Da queste rigide condizioni molti fuggono magari attraversando mari e oceani pur di riuscire a trovare serenità, molti altri fuggono invece “solo” con la mente.

Questi ultimi fuggiaschi sono gli artisti: che con la mente creano un universo tutto loro, entro cui ristabiliscono quella serenità perduta nel mondo reale. Proprio da questa realtà si fugge e non si desidera farvi ritorno, ma restare appunto circondati dai propri colori, forme o materiali.
Louis Wain non è mai stato in grado di vivere nel mondo reale.

All’inizio lo si vede rappresentare ogni specie di animale, dal cagnolino Cleopatra sul treno, al toro che per poco non lo uccide. Osservando attentamente il ritratto di Sir William Ingram, anche lui – nella mente del protagonista – appare così poco umano con quegli occhi esageratamente grandi. L’incontro con Peter sancisce il suo amore per i gatti, che d’ora in avanti saranno i suoi unici modelli.
All’epoca i gatti non vengono considerati come animali domestici, tuttalpiù ottimi cacciatori di topi. Il protagonista sente di avere una certa affinità con essi: emarginati, buffi, curiosi, grandi osservatori, persino il suo labbro leporino ricorda vagamente quello di un gatto.

Se per molti artisti i momenti bui della loro vita si riflettono nelle opere, lo stesso non può dirsi per quelle di Louis Wain. Quando la moglie si ammala, la sua dedizione all’arte accresce e le sue illustrazioni diventano sempre più particolari e interessanti. Proprio in questo frangente, pur di allontanarsi mentalmente dal cancro di Emily, analizza costantemente il suo Peter, ritraendolo in ogni posa, colore e materiale, fino a renderlo antropomorfo.

I suoi momenti di crisi – che riesce quasi sempre a dominare svolgendo delle attività – vengono mostrati in alcune scene attraverso una metamorfosi dei colori del paesaggio, tendenti al rosso e al blu. La mente di Louis vacilla sempre più a seguito della morte di Emily e Peter, mentre i suoi gatti conquistano i lettori, anche d’oltreoceano. In piccole sequenze ecco che ai miagolii dei gatti vengono aggiunti i sottotitoli: delineando la convinzione del protagonista di saperli interpretare.
La distorsione visiva che la sua mente attua sulla realtà è un mondo in cui gli uomini hanno tutte teste di gatto. Questi animali di cui ormai si circonda costantemente, sono probabilmente gli unici esseri da cui si sente capito.

Ancora più importante e dolorosa è la scena ambientata nella cabina di una nave. Un rubinetto lasciato aperto e il conseguente allagamento rievoca in lui il ricordo di quell’incubo ricorrente, nel quale affoga in mezzo al mare. In piedi ad occhi chiusi e con i piedi bagnati, l’ormai ultra cinquantenne Louis invoca ancora una volta quei genitori che non ci sono più ma di cui desidera ancora la protezione.
Nel frattempo il suo stile subisce una metamorfosi che – ovviamente – non viene compresa dal pubblico. I suoi gatti diventano meno figurativi e i colori psichedelici.

Laureata all’Accademia di Belle Arti di Urbino. Dal cinema muto a quello contemporaneo, assaporo e rigusto un film dopo l’altro nel tentativo di cogliere ogni particolare possibile, alla costante ricerca di film e registi – odierni e non – da scoprire.