The Witcher, la recensione: promesse e rimpianti in attesa della seconda stagione

La trama:

Tratta dalla serie di romanzi di Andrzej Sapkowski e arricchita solo in parte dal materiale contenuto nella celebre saga videoludica, “the Witcher” narra le vicende del cacciatore di mostri Geralt di Rivia. Ambientata nella terra immaginaria del “Continente”, la storia segue inizialmente tre linee narrative: la prima e più importante, riguardante Gerald; la seconda, che segue le peripezie della Principessa Cirilla; la terza, che osserva da vicino l’evoluzione dell’ambiguo personaggio della maga Yennifer. Le tre storyline si sfiorano ripetutamente nel corso degli otto episodi che compongono la prima stagione, per poi incrociarsi e unirsi definitivamente nell’ultimo episodio.

Il protagonista:

Gran parte della serie si regge sul silenzioso carisma del personaggio di Geralt, interpretato magistralmente da un azzeccatissimo Henry Cavill. Il Witcher è un mutante, un emarginato che consuma la sua esistenza in quella che sembra essere un’infinita ed estenuante lotta per l’eliminazione dei mostri che popolano il Continente. Geralt è un mercenario, un mostro agli occhi della maggior parte delle persone e questo aspetto emerge prepotentemente soprattutto nel primo episodio. Chiamato solo quando ce n’è bisogno, Geralt viene visto come un abominio, un diverso incapace di provare qualsiasi forma di emozione umana. A descrivere il suo personaggio è sufficiente uno dei dialoghi iniziali sul male minore. Geralt è il male minore. Gli è concesso far parte di qualcosa di più grande solo quando le sue doti fisiche e magiche possono tornare utili alla comunità. La sua evoluzione nel corso degli episodi è lenta, costante e di difficile lettura, ma appare come una delle poche davvero coerenti all’interno della storia.

Gli altri personaggi:

Gli altri due personaggi attorno ai quali ruota la vicenda sono Yennifer e Cirilla. La prima è una maga tormentata da un passato ricco di violenze e discriminazioni, il cui unico scopo apparente è il raggiungimento di non si sa quale potere. La sua caratterizzazione appare superficiale, stereotipata e l’evoluzione del personaggio si sviluppa in maniera fin troppo frettolosa. Lo spettatore viene praticamente travolto da questo cambiamento drastico (parliamo di quello caratteriale) e non è sufficiente un salto temporale per spiegare questo cambio di rotta. Il suo rapporto con Geralt è approssimativo e scontato e il suo ruolo di personaggio di confine tra bene e male non è ricoperto nel migliore dei modi. Sicuramente più interessante e curato il personaggio della Principessa Cirilla, bambina predestinata, legata inesorabilmente a Geralt e custode di un potere immenso di cui ancora non si comprende la portata. Sebbene la ragazzina attraversi praticamente da sola la natura selvaggia del continente, la sua linea narrativa appare piuttosto piatta, noiosa e priva di mordente, quando sarebbe stato piuttosto semplice conferire alla sua storyline il giusto tono di tensione e ansia. Gli altri personaggi, i secondari e gli antagonisti sono, ahimè delle macchiette prive di spessore e di un ruolo davvero significativo.

L’importanza del contesto:

Ogni fantasy che si rispetti, per essere immediatamente coinvolgente e interessante, necessita di un contesto adeguato. Una descrizione geografica della terra in cui si svolgono le vicende, un preambolo, una disposizione coerente e chiara delle forze in gioco e dello scopo dei vari personaggi. In “The Witcher” non c’è nulla di tutto questo. Non si capisce dove sono collocati i vari regni all’interno del Continente, non viene spiegato chi sono gli antagonisti né le loro motivazioni, non si conoscono i fatti pregressi. Nulla di nulla. La vicenda viene sbattuta in faccia allo spettatore così, a freddo, e la narrazione non aiuta affatto nella comprensione degli eventi. La scelta di raccontare contemporaneamente storie che si svolgono su piani temporali diversi è senza dubbio audace e poteva anche risultare interessante, ma contribuisce solo a disorientare ulteriormente chi approccia alla serie. La lentezza degli episodi centrali, poi, rende impossibile una visione tutta d’un fiato. Poco chiaro anche il concetto di Destino, più volte richiamato all’interno della storia, che in certe situazioni sembra apparire quasi come un’entità vera e propria e non come un semplice riferimento alla predestinazione e al fato. In maniera altrettanto superficiale e approssimativa viene spiegata l’importanza dell’ordine dei maghi e il loro ruolo nell’economia del Continente, come della Serie.

Cenni tecnici:

La serie non si distingue per una regia particolarmente ispirata, se non in alcuni momenti (Il combattimento del primo episodio tra Geralt e gli uomini soggiogati da Renfri è coreografato alla perfezione, uno spettacolo per gli occhi), né per la fotografia, ma il vero problema sono, senza dubbio, gli effetti visivi. A fronte di un budget di oltre 10 milioni, The Witcher, in certi momenti, sembra davvero un prodotto di serie b. I mostri sono quasi sempre piuttosto brutti, posticci, perfino un po’ ridicoli. Alcuni sembrano fatti di cartapesta. Si riscontra un abuso di CGI, quando sarebbe bastato fare affidamento su un reparto trucco un minimo competente. Insomma… da una serie che vede come protagonista un cacciatore di mostri, ci saremmo aspettati come minimo dei bei mostri o almeno degli espedienti narrativi e registici che permettessero di metterli in scena come si deve. Note positive la colonna sonora, caratteristica, suggestiva e coinvolgente e le ambientazione “fantasy-medievali.

Un futuro roseo?

Eppure guardiamo al futuro della serie con un velo di prudente ottimismo. Il trailer della seconda stagione, in arrivo a dicembre, mostra molti spunti interessanti. Uno su tutti, la linea narrativa unica. Sì, perché l’intera seconda stagione dovrebbe essere focalizzata su Geralt e Ciri. I due si erano incrociati e sfiorati ripetutamente nel corso della prima stagione, per poi incontrarsi definitivamente nella scena finale. Abbiamo grande fiducia in quello che sarà il loro rapporto, su come verrà scritto e strutturato. Potrebbe scaturire davvero un duo che funziona e il tutto ha l’aria di acquisire un tono che porta immediatamente a galla storie come quella del film “Logan” o del videogioco (Presto Serie TV) “The Last of Us“, visto il carattere itinerante della prossima stagione. Staremo a vedere…

In conclusione…

La prima stagione di “The Witcher” è senza dubbio un prodotto nuovo, interessante e con alcuni aspetti positivi (recitazione, musiche e ambientazioni). Henry Cavill è perfetto nel ruolo di Geralt. I difetti non mancano, sia dal punto di vista tecnico, sia sul piano della scrittura dei personaggi e della narrazione. Gli effetti speciali, in più di un’occasione, lasciano a desiderare e questa è una vera delusione, considerate le aspettative e il potenziale visivo di un’opera del genere. Questa stagione iniziale ha tutta l’aria di essere una sorta di preparazione per quello che verrà e sebbene questo ci infonda fiducia per il futuro, è innegabile che degli episodi di introduzione dovessero porre basi nettamente più solide di quelle che abbiamo adesso davanti agli occhi.

Voto: 6,5

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