
Rieccoci con la seconda parte sul cinema moderno e le sue influenze. Prima di cominciare con la seconda parte vi invito a recuperare la prima se ancora non l’aveste fatto cliccando qui (Pt1).
1) Hunger Games di Gary Ross (2012) e Battle Royale di Kinji Fukasaku
Hunger Games Takeshi Kitano in Battle Royale
Tutti conoscono Hunger Games, la saga che ha avuto un grande successo di pubblico negli anni, e ha lanciato la carriera di una delle attrici più promettenti della sua generazione: Jennifer Lawrence. Gli Hunger Games sono una competizione mortale che si tiene ogni anno nella nazione di Panem; una volta scelti 13 tributi, questi vengono addestrati e portati in un’arena dalla quale uscirà vivo solo uno di essi.
Quando si parla di survival movies è impossibile non inserire nella lista un caposaldo del genere come “Battle Royale”, se non vi fidate di me guardate chi ha inserito Battle Royale nella lista dei suoi film preferiti.
Battle Royale è ambientato all’interno di una nazione asiatica non identificata; a causa della progressiva crescita della criminalità giovanile, le autorità decidono di varare il Millennium Educational Reform Act, conosciuta anche come BR act. Si tratta dell’estrazione a sorte di un gruppo di studenti delle superiori che dovrà partecipare al Battle royale, un crudele gioco di sopravvivenza, nel quale i ragazzi avranno il compito di uccidersi a vicenda per difendere la propria incolumità al fine di essere eletti vincitori e poter tornare finalmente a casa. Solo l’ultimo sopravvissuto potrà fregiarsi di tale riconoscimento. Se, allo scadere dei tre giorni durante i quali si svolge il gioco, saranno in vita più individui, il comitato supervisore dei ragazzi, li ucciderà tutti facendo esplodere il collare elettronico che cinge il collo di ogni partecipante.
I due film differiscono nelle premesse, tuttavia il soggetto è molto simile. Il film di Fukasaku è più crudele e sanguinolento, i personaggi secondari hanno tutti una loro identità mentre in Hunger Games si cerca più il lato spettacolare e romantico tipico dei prodotti di matrice hollywoodiana.
2) The Neon Demon di Nicolas Winding Refn (2016) e Suspiria di Dario Argento (1977)
Qui ci troviamo di fronte a due veri capolavori degli anni 2000 e ’70. Per quanto mi riguarda The neon demon è, ad oggi, il miglior film di Refn, che in più interviste non ha nascosto il fatto di essersi ispirato al film di Dario Argento.
Entrambi sono film incentrati sulla figura della strega: Suspiria in modo più classico The Neon Demon in maniera più velata. L’ispirazione per il film di Refn è venuta direttamente da sua moglie, che, come ha dichiarato è cosi bella che chi la guarda si sente stregato. La pellicola pone l’accento proprio sulla bellezza e lo fa attraverso immagini, elementi onirici e un gioco di luci che come potete notare dai due shot che vi ho messo sopra, si ispira tantissimo alla palette cromatica di Luciano Tovoli in Suspiria.
Suspiria è stato consacrato negli anni come un cult horror senza età, un film incentrato su una figura abusata nel cinema ma con uno sguardo personalissimo e psichedelico (anche grazie alla colonna sonora dei Goblin). In questo caso l’influenza di Refn è più palese sul piano visivo che su quello della sceneggiatura.
3) Parasite di Bong Joon Ho (2019) e The Housemaid di Kim-ki Young (1960) + Hide and Seek di Huh Jung (2013)
Per “Parasite” è necessario mettere sul piatto delle influenze almeno altri due film: tutti e due coreani. Il primo è The Housemaid, il capolavoro anni ’60 di Kim-Ki Young. Hanyeo (il titolo coreano) narra la storia di Kim Dong-sik, insegnante di canto per le lavoratrici di una fabbrica di tessuti; un giorno viene avvicinato da Gyeong-hee, una ragazza della fabbrica che vorrebbe lezioni private a casa di Kim che accetta a patto che quest’ultima gli porti una domestica: la strana Myeong-sook.
Ignaro che quell’amplesso sarà frutto della sua rovina, l’uomo si fa sedurre dalla domestica mentre la moglie, incinta del terzo figlio, è in visita dai propri genitori. Anche Myeong-sook resta incinta di Kim Dong-sik ma, dopo che l’uomo confessa l’adulterio alla moglie, viene costretta a procurarsi un aborto buttandosi dalla cima delle scale.
La perdita del bambino scatena nella ragazza una follia cieca che si riversa su ogni membro della famiglia, fino a compiere omicidi e a ridurre la moglie dell’uomo amato e agognato in una serva.
A partire dalla trame, l’accostamento con il pluripremiato “Parasite” sono praticamente immediate: una famiglia medio-borghese viene rovinata dall’ingresso in casa della loro domestica che si rivelerà essere sadica e disturbata.
Un altro accostamento doveroso da fare per il film di Bong è quello con Hide and seek del 2013, di Huh Jung, un film che anticipa di qualche hanno i temi di Parasite senza continui cambi di humour e genere (non che sia un difetto per Parasite). La pellicola coreana mette sotto i riflettori una marcata polarizzazione tra benessere e malessere che caratterizza la vita quotidiana della famiglia di Sung-soo, un proprietario di un caffè a Seoul che vive in un lussuoso appartamento e il sudiciume in cui sono costretti i dimenticati, gli ultimi anelli della società, tra i quali una madre con figlia a carico da poco trasferitesi nella decadente palazzina. Non voglio dirvi altro su questo film che dovete assolutamente scoprire per notare evidenti analogie con il film di Bong Joon Ho.
4) Dogtooth di Yorgos Lanthimos (2009) e El castillo de la pureza di Arturo Ripstein (1972)
Dogtooth El castillo de la pureza
Yorgos Lanthimos non ha mai ammesso di aver preso più di uno spunto da questa pellicola per realizzare il suo incredibile “Kynodontas” (2009), una bugia andata di traverso proprio ad Arturo Ripstein, il quale non si è risparmiato qualche frecciatina sarcastica nei confronti del regista greco (“I hope we’ll win” fu la dichiarazione polemica del messicano quando “Dogtooth” ricevette la candidatura agli Oscar come miglior film straniero). Logico che Lanthimos abbia stravolto molte cose rispetto all’opera originaria, ma è lampante il legame concettuale tra il suo lavoro e questo “El Castillo De La Pureza”, film ispirato per giunta a una storia vera.
Nel film di Ripstein Gabriel Lima è un padre di famiglia che tiene segregati in casa la moglie e i tre figli (dai nomi piuttosto beffardi: Porvenir, Utopía e Voluntad). Se la consorte si occupa delle faccende domestiche, l’uomo trascorre il tempo con i ragazzi fabbricando veleno per topi in un laboratorio casalingo, una sostanza che Gabriel rivende quotidianamente quando esce da quelle quattro mura. Soltanto lui infatti può varcare la soglia di casa, gli altri devono ubbidire e accettare queste umilianti condizioni, pena la punizione corporale o la reclusione in una stanza isolata della dimora.
Il film di Lanthimos è vicinissimo come soggetto a quello di Ripstein. Si narrano le giornate di una famiglia, i cui genitori tengono sotto reclusione i tre figli, due femmine e un maschio, nella loro enorme casa isolata dal resto del mondo, senza alcun contatto esterno, al fine di non contaminarli col mondo esteriore. I ragazzi, privi perfino del nome proprio, crescono convinti che al di fuori vi sia un mondo pericoloso e ostile; i tre passano il tempo eseguendo giochi di sopravvivenza, sottoposti di continuo al giudizio dei genitori. Viene loro detto che al di fuori dei confini di casa i tre hanno un fratello già adulto: è infatti stato detto loro che un bambino sia pronto a uscire di casa solamente quando uno dei suoi canini cadrà. Anche in questa pellicola, solo il padre esce di casa per esercitare il suo mestiere di direttore d’azienda, dicendo di poter lasciare la casa solo a bordo della propria auto.
Un sacco di analogie che Lanthimos non ha mai voluto certificare…non si sa perchè.
5) Kill Bill di Quentin Tarantino (2003) e Lady Snowblood di Toshiya Fujita (1973)
Kill Bill vol 1 Lady Snowblood
Forse il nostro caro Quentin non ha mai letto il manga di cui sto per parlarvi, ma di certo ne ha visto il primo adattamento cinematografico: per il suo celeberrimo Kill Bill, il regista si è ispirato a Lady Snowblood.
Le analogie tra le due pellicole sono molte:
- Lampante per il tema della vendetta femminile, la suddivisione in capitoli (dieci per i due Kill Bill e quattro per Lady Snowblood), l’intenso scontro durante una fitta nevicata, le immagini che presentano gli assassini (il loro nome scritto sullo schermo), e la loro inquadratura mentre fissano la vittima inerme a terra.
- In entrambi sono presenti scene splatter, in cui ci sono getti di sangue di un acceso
tono di rosso, inoltre sia Yuki (la protagonista di Lady Snowblood) che la Sposa si sottopongono a duri allenamenti con dei maestri rigorosi, prima di dare l’inizio alla scia di vendette. - Il personaggio di Yuki va di pari passo con quello di O-Ren di Kill Bill: al personaggio di Tarantino vengono uccisi i genitori quando è solo una bambina. Pochi anni dopo, O-Ren uccide il mandante degli omicidi.
- Yuki diviene una killer e uccide i criminali responsabili della rovina della defunta madre. Il passato di O-Ren viene visualizzato tramite una sequenza in puro stile anime (a cura della Production I.G, studio d’animazione giapponese famoso per Ghost in the Shell), mentre in Lady Snowblood sono presenti alcuni disegni che mostrano il passato di Yuki e il contesto storico degli avvenimenti che scatenano la sete di vendetta.
- Il regista Tarantino ha utilizzato la canzone “Shura no hana” (dopo il sanguinolento duello tra la Sposa e O-Ren), tema musicale di Lady Snowblood , cantata da Meiko Kaji, traducendola con “Flowers of Carnage”.

Studente di scienze della comunicazione dei media e cinema, appassionato di arte in tutte le sue forme specialmente la settima.