Venezia79: il calvario di Padre Pio secondo Abel Ferrara

Shia LaBeouf interpreta Padre Pio

Presentato in concorso a Venezia79 nella sezione “Le giornate degli autori“, “Padre Pio” è la seconda e ultima opera di Abel Ferrara, dedicata al famoso santo di Pietrelcina. Un film in pieno stile Ferrara: scomodo, visionario e sociale. Il regista sorride amaro quando parla di questo film: «È stato rifiutato, così come a Cannes, a Locarno, a Roma… Il motivo? Non lo so, lo chieda ai direttori artistici».

il trailer del film

“Padre Pio”: la recensione

San Giovanni Rotondo, 1920, in un’Italia lacerata e tumulata dalle macerie della prima guerra mondiale, alle elezioni amministrative vince il polo socialista, decretando la sconfitta dell’ala liberale sostenuta dall’appoggio dei carabinieri che, schierandosi con la destra, negano il risultato delle votazioni. La tensione è alle stelle, sparano e nel giro di pochi secondi si consuma uno degli eccidi più cruenti della storia del mezzogiorno e ad oggi misconosciuto. E’ l’inizio del fascismo.

Si, ma Padre Pio? Fuori dal paese, in una cella monastica a pregare. Lo stesso giorno della strage compaiono sulle sue mani le stimmate.

E’ una mossa probabilmente incomprensibile ai più, quella di Abel Ferrara, che decide di chiudere il film con la genesi delle stimmate, l’elemento più caratteristico e citato quando si pensa alla figura di Padre Pio. Il santo da Pietrelcina è interpretato da Shia LaBeouf che, dopo essersi convertito dall’ebraismo al cattolicesimo, a detta dello stesso regista <<sta vivendo un risveglio spirituale>>.

Rispetto ad altri film ontologici che si limitano a mostrare l’agiografia in maniera classica, l’approccio di Ferrara è originale e coraggioso. La figura di Padre Pio non è l’elemento cardine della sceneggiatura, anzi, la sua comparsa sullo schermo è marginale rispetto alle dinamiche che portano all’eccidio, tuttavia le sequenze che lo ritraggono, sono di una potenza evocativa tale che non si riescono a dimenticare. Il ritratto che Ferrara fa del Santo è molto più sfaccettato di quanto possa sembrare. Chi è Padre Pio? Uno sciamano? Un falso? Un visionario che si interroga a tal punto da mettere in discussione la capacità di fare il suo mestiere?

Non esiste una risposta univoca perché ogni affermazione possibile, sarà sempre filtrata dalla rete di convinzioni di chi osserva il film. Durante la proiezione un sacco di gente lasciava la sala infastidita, altri ridevano per la presenza di alcuni elementi fortemente ambigui. Abel Ferrara sembra essere lontano dalle provocazioni er(o)etiche presenti ne “Il cattivo tenente e realizza un film di estrema e chirurgica sobrietà artistica, con una fotografia che offre il suo massimo nelle scene oniriche e quelle notturne.

una scena cult del film “Il cattivo tenente” di Abel Ferrara

Durante la visione assisteremo alle lotte fisiche tra il Santo e Satana, incarnato in varie forme inquietanti che alterano il bilancio cromatico della fotografia, alienando lo spettatore attraverso lo Step printing fino a renderlo partecipe della sofferenza e paura del protagonista.

Conclusioni:

Padre Pio” è una pellicola che nel bene o nel male non lascerà il pubblico indifferente, un tentativo abbastanza riuscito da parte di Abel Ferrara di tracciare una parabola diversa del Santo contemporaneo più famoso d’Italia. Una sterile provocazione? Un fallimento? Un grande film? Esattamente come per Padre Pio, la risposta non è univoca.

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